Corriere della Sera

Ancelotti rischiatut­to, vincere o sarà il fallimento Turbolenze in squadra e tifosi in allarme. Solo la finale potrà salvare la panchina di Carlo

- DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Alessandro Bocci

Hala Madrid è qualcosa più di uno slogan, è il grido disperato di un popolo, il sogno Blanco nella lunga notte del Bernabeu. Il Real gioca per la finale e qualsiasi risultato che non preveda il viaggio a Berlino il 6 giugno equivarreb­be ad un fallimento epocale. Perché qui funziona così e poco importa se appena un anno fa Carlo Ancelotti ha messo in bacheca l’agognata Decima e a dicembre ha guidato le Merengue sul tetto del mondo. Nella casa dei migliori tutto è estremo, dagli ingaggi sino alla spasmodica attesa dei risultati e dietro il luccichio di coppe e trofei la tensione si taglia a fette. Così Carletto, navigatore esperto nelle acque agitate, l’uomo che ha offuscato il mito di Mourinho, rischia il posto. I tifosi, ingrati, lo hanno fischiato e l’inquieto Florentino da qualche mese è tentato dall’idea di affidare la panchina più ballerina del mondo a Zinedine Zidane, che ha appena fallito i playoff del campionato con il Castilla, la squadra giovanile. Ancelotti sa che non può sbagliare, ma è abituato alle sfide senza ritorno e a gestire situazioni estreme.

Non a caso la Champions è il suo territorio di caccia, ne ha vinte tre e punta alla quarta come nessun altro allenatore al mondo ed è convinto di poter raggiunger­e la seconda finale consecutiv­a «per entrare nella storia».

Ma più che la Juve, a minacciare il dominio del Madrid è una vena neppure sottile di masochismo. Difficile tenerlo a bada, anche in giornate così. Il monumento Casillas e i tifosi sono ai ferri corti, Bale si sente sottostima­to e vorrebbe tornare in Premier League, la diffidenza nei confronti della squadra sta prendendo il sopravvent­o sull’ottimismo. Mentre Kroos è acciaccato e Benzema sta bene ma non gioca da quasi un mese. «Siamo concentrat­i ed entusiasti. Vogliamo giocare un’altra finale», dice Ancelotti provando a riportare la quiete a Valdebebas. In fondo basta l’1-0. E i numeri dell’armata blanca dentro il fortino dovrebbero aumentare la fiducia. L’ultima volta che il Madrid è rimasto a digiuno davanti alla sua gente è oltre quattro anni fa (27 aprile 2011) con Mourinho e ha sempre segnato nelle ultime 51 partite al Bernabeu. Ad alimentare il partito dei pessimisti, invece, sono le tre uscite recenti in cui i campioni hanno sempre subito due gol e le ultime due senza vittorie. Ancelotti ha ricordato che a Torino, prima di perdere, ha rischiato di vincere e adesso ci riproverà rilanciand­o Benzema al centro dell’attacco (Chicharito in ogni caso è pronto in panchina), riportando Ramos in dife s a , giocando con un centrocamp­o ad alto tasso tecnico e spiccatame­nte offensivo con Isco e James Rodriguez ai lati di Kroos.

La società ha chiesto unità di intenti ad una tifoseria nevrotica. Stasera prevarrà la ragion di stato. Almeno all’inizio le polemiche saranno accantonat­e perché, come dice Carletto, «Tutto il madridismo capirà quanto vale la partita con la Juve e ci aiuterà come è stato contro l’Atletico » . I tifosi aspetteran­no la squadra fuori dal Bernabeu, nella Plaza Sagrado Corazones, per lanciarla verso la finale. Ma se le cose non dovessero andare per il verso giusto, il paradiso diventerà l’inferno. E Carletto potrà scegliersi un’altra squadra dove insegnare il suo calcio di qualità.

Ancelotti Tutto il madridismo capirà quanto vale questa gara e ci aiuterà come è stato contro l’Atletico

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