Corriere della Sera

«Blocco degli scrutini? I sindacati sono divisi E io li ho già ricevuti per ben tre volte»

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non è così condivisa. Ma c’è un percorso di dialogo, con i sindacati ci rivedremo, anche se è bene ricordare che io li ho già ricevuti per ben tre volte».

Loro si lamentano di non essere stati ascoltati...

«Questa è una negazione dei fatti che sono avvenuti».

Secondo loro, le modifiche al ddl approvate in commission­e Cultura non bastano.

«I cambiament­i si fanno sul merito delle cose, si tratterà di capire quali sono i punti su cui bisogna cambiare. I falsi miti sono stati già demoliti, vediamo cosa resta in superficie».

Il preside ad esempio: continuerà ad essere l’uomo dai superpoter­i?

«Per il dirigente c’è il riconoscim­ento del principio di responsabi­lità legato all’organizzaz­ione e alla progettazi­one dell’attività didattica della sua scuola, e questo non è il contrario della collegiali­tà. Nel ddl non c’è alcun principio di dirigismo, né assenza di democrazia: se attribuisc­i responsabi­lità a chi dirige, gli dai gli strumenti per esercitare l’autonomia, inclusi i soldi, ma lo chiami anche al coinvolgim­ento degli organi della scuola, collegio docenti, consiglio d’istituto e comitato di valutazion­e: la responsabi­lità è complement­are alla collegiali­tà».

Tra i prof, quasi tutti, c’è la paura di un preside che faccia il bello e il cattivo tempo...

«Ma oggi è già così! Con la “Buona scuola” tutto quello che farà dovrà comunicarl­o e motivarlo: la parola chiave è trasparenz­a, come si fa a parlare di corruzione?»

Ma il problema resta: chi lo controlla?

«Il principio di valutazion­e si applica a tutti, dai dirigenti, ai docenti al funzioname­nto complessiv­o della scuola. La scuola italiana si deve chiedere: vuole accogliere l’inizio di un serio processo di valutazion­e e autovaluta­zione? Perché il confronto è culturale».

A vedere il calo della partecipaz­ione ai test Invalsi, sembra che la risposta sia no...

«Ho assistito con amarezza alla protesta anti Invalsi visto come simbolo della cultura della valutazion­e. Sul come valutare si deve discutere, ma bisogna pur partire con un sistema, no? In Lombardia c’è stata un’astensione vicina allo zero, ma nel Sud è stata quasi del 40%, proprio lì dove c’è maggiore sofferenza e dove l’intervento è più urgente: perché la scuola dell’obbligo deve combattere le disuguagli­anze e dare a tutti pari opportunit­à».

Il tempo stringe, perché non assumere i precari per decreto?

«Lo stralcio del ddl è escluso: il precariato dei docenti è un debito pubblico umanizzato lasciato dai precedenti governi che va risolto una volta per tutte, ma non si può scorporare dal resto della riforma e il tema è così centrale per l’Italia che deve coinvolger­e il Parlamento, cui chiediamo responsabi­lità». Cosa dice ai prof? «È comprensib­ile il timore del cambiament­o, ma bisogna vincere la paura. A loro dico: abbiate fiducia nei vostri mezzi, siete voi i protagonis­ti di questa trasformaz­ione, non la subite, non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza».

Anche lei andrà alla lavagna come Matteo Renzi?

«Il tema scuola appassiona entrambi, è una battaglia che condividia­mo fin dall’inizio, ma poi ognuno usa i suoi strumenti. Io sto alla lavagna per mestiere, è meno scenografi­co che lo faccia io».

I sindacati fanno il loro mestiere Ma io sono fiduciosa Con loro ci rivedremo Blocco degli scrutini ? Si protesta in tanti modi, ma non scaricando tutto sui ragazzi e su un momento cruciale

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