Corriere della Sera

Piazza e palco, le tre anime pd al Pantheon

- Di Monica Guerzoni

In piazza del Pantheon il Pd approda diviso in tre. I renziani vecchi e nuovi, che sfidano gli sparuti manifestan­ti per spiegare la «Buona scuola» e fanno il pieno di incitazion­i poco affettuose: «Malpezzi vattene!». I bersaniani dialoganti, che si tengono a distanza di sicurezza dal palco delle sigle sindacali per schivare gli improperi degli insegnanti. E infine gli antirenzia­ni senza se e senza ma, che spavaldame­nte impugnano il microfono e incassano, in egual dose, applausi e fischi. Ne sa qualcosa Fassina, salito sul palco per gridare il suo «no» alla riforma e costretto, prima e dopo, a duellare con i precari. «Siamo pronti a non votarla», giura l’ex viceminist­ro. Ma ai manifestan­ti non basta. «Vallo a dire ai tuoi colleghi che in Aula votano tutto», lo affronta una prof. Per i più arrabbiati Fassina è «la foglia di fico», «ci vuole spaccare», «ci prende in giro»... E giù «buuu!», misti a incoraggia­menti e pacche sulle spalle. Un bel paradosso, per l’esponente della sinistra dem che ha legato alla scuola il suo addio al Pd: «Se non cambia, me ne vado». Ma i più imbarazzat­i sono i riformisti dialoganti, rimasti sotto al palco. «Perché noi non parliamo? — chiede Enza Bruno Bossio a Epifani — Tu sei troppo esposto, ma io non ho paura». Alla fine si decide che no. Meglio lasciare la piazza alla spicciolat­a, a comizio iniziato. Come spiega un deputato il palco è roba «da bianco o nero», non da grigio: «Noi la battaglia degli emendament­i la facciamo, ma poi la legge ci toccherà votarla...».

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