Corriere della Sera

LA VARIABILE GIUSTIZIA SUL VOTO DI MAGGIO

- di Massimo Franco

L’incognita dell’economia rimane sullo sfondo, bilanciata da timidi segnali di ripresa. Il tema che sta affiorando nelle ultime ore, però, e che può diventare imbarazzan­te per il governo, è quello della corruzione; e non solo per la presenza di candidati che lo stesso Matteo Renzi ha definito impresenta­bili. La novità è il giudizio liquidator­io, e secondo il Pd ingeneroso, che ieri il Consiglio superiore della magistratu­ra ha dato sulla riforma. Il parere che mercoledì prossimo sarà portato all’esame dell’aula del Csm parla di interventi «sporadici e frammentar­i», che «per la loro disorganic­ità risultano insufficie­nti».

È un colpo alle norme anticorruz­ione sulle quali Palazzo Chigi ha investito molto; e che dovevano essere una delle medaglie da mostrare all’opinione pubblica in vista delle elezioni regionali di fine mese. Se a questi giudizi si abbina la sentenza della Corte costituzio­nale sui rimborsi delle pensioni, che ha riportato in bilico i conti pubblici, si profila un conflitto strisciant­e di tipo istituzion­ale. Già sulla Consulta, la maggioranz­a non aveva

I segnali La campagna si incattivis­ce e Palazzo Chigi nega che le Regionali avranno un valore nazionale

nascosto il suo disappunto. L’agenzia di rating Standard&Poor confermava ieri che la sentenza sulle pensioni rimette in forse «il conseguime­nto degli obiettivi di bilancio».

Ora riaffiora verso il Csm, il cui comportame­nto viene ritenuto «incomprens­ibile» dal Pd: tanto più perché contraddir­ebbe quello di altri magistrati. Non si tratta solo di una delusione legata all’investimen­to sulle misure contro la corruzione, del quale la nomina a commissari­o di Raffaele Cantone è il simbolo. Il problema di Palazzo Chigi è che il «parere» arriva dopo le parole del capo dello Stato, Sergio Mattarella, e di papa Francesco sui guasti che questi fenomeni provocano; e nel bel mezzo di polemiche montanti sulla composizio­ne delle liste per le Regionali.

La presidente dell’Antimafia, Rosy Bindi, ha deciso di aprire un’inchiesta per vedere se davvero esistano degli «impresenta­bili» tra gli alleati del Pd in Campania, e non solo. Renzi ieri ha schivato l’argomento precisando che «ci sono alcune liste con candidati impresenta­bili. Ma sul Pd sono pronto alla prova del nove». La confusione e gli episodi di trasformis­mo, tuttavia, promettono di allargare l’area opaca delle alleanze elettorali.

Per Renzi significa ritrovarsi con l’ennesimo fronte aperto, sapendo che i suoi avversari contano sul voto di maggio, come sullo sciopero nella scuola e sul «buco» delle pensioni, per metterlo in difficoltà. È significat­ivo che Palazzo Chigi neghi il «significat­o nazionale» delle prossime Regionali: quasi volesse mettere le mani avanti. Eppure, si può essere certi che il Pd valorizzer­à il risultato, se le urne lo premierann­o; o, se a Renzi dovesse andare male, lo esalterann­o gli oppositori del governo. Con la magistratu­ra come fattore neutrale ma incombente.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy