La senatrice Puppato: «Anche questa volta l’abbiamo considerata una Regione perduta»
averla presa da sportiva. E commenta: «Giusto una battuta. Chi conosce Renzi, sa bene che lui non lascia niente a nessuno». Una pennellata sul leader, anche. Ma soprattutto un modo per dire che la Regione non è affatto perduta.
Assai peggio di Renzi, e certamente in modo ben più mirato, ha fatto nei giorni scorsi il segretario della Cgil Susanna Camusso. Che a Mestre ha detto di rendersi conto «dell’imbarazzo e della difficoltà che hanno in tanti» di fronte alle Regionali. Un messaggio forse più destinato a Renzi che alla Moretti. Ad ogni, modo, il consiglio è stato: «Piuttosto che non votare, meglio annullare la scheda». Una torpedine. Un siluro probabilmente senza precedenti.
E così, Moretti si è ritrovata davanti non soltanto l’atteggiamento liquidatorio del centrodestra (Matteo Salvini non manca mai di attribuirle come elettorato d’elezione «le estetiste»). Ma anche una certa sufficienza — se non peggio — da parte del centrosinistra. E lei, che deve fare? Tiene botta. Il siluro della Camusso è il «classico esempio di quella sinistra tafazzista che si fa male da sola». E se le si chiede se sia soddisfatta del sostegno che le ha fin qui riservato il Partito democratico, risponde di essere «felice soprattutto dello spirito e del sostegno che vedo nelle persone, ogni giorno di più. Le stesse persone che il 31 maggio faranno una grossa sorpresa a tanti».
Lo pensa anche Patrizio Donnini di Dotmedia, spin non va. «Un tempo sulle candidature i partiti facevano da filtro, ora tutto questo è saltato» osserva sconfortata Rosaria Capacchione. La senatrice «dem», sotto scorta per le sue inchieste sulla camorra, approva lo screening, ma bacchetta: «Bisognava farlo un po’ prima». L’Antimafia vorrebbe vagliare nomi e storie prima del 31 maggio e la presidente Bindi è consapevole dell’enormità del lavoro: «I candidati sono moltissimi. Ci soffermeremo sulle Regioni che presentano maggiori criticità. Alla luce del nostro codice, più rigoroso della Severino, prenderemo in esame i profili». Nell’attesa della guida alle liste pulite, il procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti invita i partiti ad attenersi a quel codice di autoregolamentazione che loro stessi hanno firmato: «Il discrimine per determinare se una persona è candidabile è il rinvio a giudizio». E chi è «solo» indagato? «È teoricamente candidabile, ma qui entra in discussione anche la scelta e l’etica dei partiti». Roberti tocca il punto nevralgico: in politica l’etica dovrebbe arrivare prima degli avvisi di garanzia. La Bindi condivide e si augura che l’Antimafia approvi presto «un codice che prescinda dai provvedimenti della magistratura».