Responsabilità delle toghe Primo ricorso alla Consulta
In vigore da appena 2 mesi, la legge che amplia la responsabilità civile dei magistrati finisce già alla Consulta. Perché non solo nei megaprocessi, ma persino in un decreto ingiuntivo da 149.000 euro tra due aziende agricole, la sua incostituzionalità (prospettata dal Tribunale civile di Verona) rischia di «consentire di censurare qualsiasi valutazione del giudice che risulti non gradita o sfavorevole». Il giudice Massimo Vaccari parte dalla sentenza della Consulta del 1989, che, nel dare l’ok all’allora legge Vassalli perché «tassativi» erano i casi di colpa grave che in essa fondavano la responsabilità civile, precisò che comunque «debbono ritenersi influenti sul giudizio» le norme che attengono alla «“protezione” dell’esercizio della funzione del giudice nella quale i doveri si accompagnano ai diritti», e che perciò sono «destinate ad influire su ogni processo pendente» davanti a lui. A questo punto Vaccari si collega alla nuova legge, che ai casi di colpa grave aggiunge il «travisamento del fatto o delle prove»: nozione per lui viziata da «equivocità e indefinibilità» (mantenute dal legislatore nonostante la segnalazione «dei senatori Palma e Colletti)», e foriere di «ampia possibilità di condizionare l’esercizio della funzione», e «di determinare di riflesso l’indefinito ampliamento della possibilità di un sindacato disciplinare sui provvedimenti».
La nuova legge, inoltre, abolisce il filtro di inammissibilità delle infondate azioni civili contro i magistrati, ma non del dovere del Pg della Cassazione di esercitare ogni volta l’azione disciplinare: e poiché «non può essere considerata una svista del legislatore», il risultato è che la legge «attribuisce ad una parte la possibilità di influire indebitamente sul corso del giudizio o sulla serenità del giudice, senza preventiva verifica dei suoi assunti». lferrarella@corriere.it
Incostituzionalità La richiesta è partita dal Tribunale di Verona su una causa tra due aziende