Il nuovo pizzo effetto tattoo (da portare usando la testa)
Scervino: «A fare la differenza è l’attitudine, non i centimetri di pelle nuda»
Corre l’anno 1898: il pittore ferrarese Giovanni Boldini viene chiamato a Parigi per ritrarre l’infanta Eulalia di Spagna. Lui la vede vestita di nero e le chiede di cambiarsi l’abito, scegliendone uno in pizzo a balze che corrisponde meglio alla sua idea di eleganza regale. Oltre un secolo dopo il pizzo resta l’emblema della femminilità esclusiva, il tessuto che più di ogni altro è in grado di rappresentare le due anime femminili, sofisticata e conturbante.
«Il pizzo cambia a seconda di chi lo indossa. Può farti sentire come la principessa Grace Kelly o Mata Hari, la ballerina regina di tutte le spie» dice Ermanno Scervino che per la primavera estate ha mandato in passerella tuniche di pizzo nero abbinate alla gonna di rafia. «Non è un centimetro di nudità a fare la differenza. È la testa», sottolinea.
Gli stilisti colgono la sfida e usano il nuovo pizzo misto al tulle, leggero e impalpabile, oppure quello in tessuto tridimensionale per creare abiti che, una volta indossati, hanno un effetto body painting. Abiti fatti per stuzzicare la vanità delle celebrity ansiose di poter sfoggiare il corpo costruito in palestra e col bisturi. Il pizzo diventa l’interprete perfetto del nuovo edonismo: il nude look sfoggiato da Beyoncé e Kim Kardashian sulla loro figura scultorea sul red carpet del Met («con i mariti che si compiacciono» commenta Scervino) ha lo stesso effetto estetico della camicia in pizzo bianco con il colletto proposto da Louis Vuitton.
Pizzo e macramè (protagonisti anche dell’ultima collezione di La Perla) vengono portati in strada dalle ragazze che si divertono a creare contrasti: il top traforato con lo short di jeans. Liberato dal romanticismo zuccheroso, il nuovo pizzo gioca piuttosto con tocchi punk. «È immortale come il jeans e il tessuto tecnico — insiste Scervino —. Il jeans tutto rotto abbinato al top couture è il pezzo più venduto nel negozio di Londra» continua lo stilista che per la campagna autunno inverno scattata da Peter Lindbergh ha abbinato un cappotto in double di cashmere a una sottoveste in seta e pizzo.
Le trasparenze si possono indossare al mattino? «Sì, se si rispetta l’armonia. Abbinato una gonna macramè a una gonna in popeline bianco. O una camicia in tulle con sparato di piqué sul davanti portata con un pantalone».
Per il giorno, Donatella Versace con la collezione Atelier ha creato top accostati a gonne a ruota e fantasie a contrasto con pizzo laminato. Poi, nelle notti d’estate la designer incoraggia a lasciarsi tentare «da tute e abiti verticali impreziositi da pizzi e cristalli». Rivelano una s e n s u a l i t à n u ova . Un’esplosione di tagli e curve. Nessuna costruzione in evidenza. Solo corpo: svelato, sottolineato, designato. Come un body painting.