Corriere della Sera

«Dobbiamo fidanzarci con il nostro giardino

Giubbilei, re del Chelsea Flower Show: cambia continuame­nte, come l’amore va vissuto in ogni attimo

- Luca Bergamin

went to the garden of love, and saw what I never had seen». Entrando nei giardini disegnati in tutto il mondo dal senese-londinese Luciano Giubbilei, si prova sempre la sensazione di meraviglia, di trovarsi di fronte qualcosa di inaspettat­o, mai visto prima, un po’ quello che il poeta romantico William Blake descrive in «The garden of love». Eleganza senza tempo, armonia delle proporzion­i, un elevatissi­mo senso estetico che gli consente di abbinare piante, spazi, materiali naturali e sculture, fanno di ogni sua composizio­ne una fragrante installazi­one artistica vegetale. Tanto che gli inglesi, insuperabi­li maestri del gardening ce lo hanno «rubato». Da quando, completati gli studi superiori a Siena, nel 1994 si è trasferito a Londra per iscriversi alla Inchbald School of Design, ha colleziona­to tantissimi prestigios­i riconoscim­enti, da due British Associatio­n of Landscape Industries Principal Award for Best Domestic Garden Scheme sino alle tre medaglie d’oro conquistat­e al Royal Horticultu­inglesi Coloratiss­imo Un’immagine della scorsa edizione del Chelsea Flower Show di Londra, il più grande appuntamen­to di orticoltur­a al mondo ral Society’s Chelsea Flower Show, l’ultima nell’edizione 2014 nella categoria più importante, il «Best in show» .

Quest’anno, forse per manifesta superiorit­à, l’inventore di landscape toscano ha deciso di non partecipar­e: «Figuriamoc­i, non è per questo. Ho altri impegni in giro per il mondo e poi Si conclude oggi a Napoli nell’ambito del Festival internazio­nale del design, promosso dalla Fondazione Plart il convegno internazio­nale di studi sul tema «Il futuro del contempora­neo, conservazi­one e restauro del design», curato da Giovanna Cassese, docente di Problemati­che della conservazi­one dell’arte contempora­nea all’Accademia di belle arti di Napoli. Due giorni di confronto non è così scontato vincere una medaglia a questa manifestaz­ione che rappresent­a il più importante show di orticoltur­a del mondo e, al tempo stesso, un imperdibil­e appuntamen­to istituzion­ale nel quale i più bravi botanici del Regno Unito — racconta Giubbilei — presentano le piante e i fiori più nuovi: gli tra storici del design, direttori di musei, galleristi sui problemi di conservazi­one e restauro dei materiali e degli oggetti della nostra contempora­neità. Si tratta di un tema recente ma di grande attualità, nato a seguito delle problemati­che riscontrat­e nelle nascenti collezioni museali dedicate al design in Europa e in Italia. (nella foto, farfalla-seduta di Gufram) vanno pazzi per i colori! Compresa la regina che, dal 1952, credo che non sia quasi mai mancata a un’edizione. Per me, oltre che una vetrina per mostrare le mie creazioni, è una piattaform­a di ricerca e di studio delle nuove metodologi­e e filosofie del giardinagg­io».

Il quarantenn­e creatore di giardini d’incantevol­e bellezza, allevato dalla nonna in via Giovanni Duprè, a due passi da piazza del Campo, lo pensa davvero che, negli spazi verdi, venga seminata e cresca l’amore per la sapienza: «Dimmi che giardino hai e ti dirò chi sei! Può essere un grande parco o anche il piccolo davanzale di casa, non importa la dimensione, bensì la cura e passione: un giardino dice molto di una persona, permette di conoscerla a fondo. Per me il giardinagg­io è come studiare e applicare la filosofia. Il mio trattato, se così si può dire, si articola in cinque fasi. La composizio­ne: quando progetto un paesaggio, immagino di dovere dipingere un quadro, scattare una fotografia, quindi mi concentro per prima cosa sulla relazione tra gli oggetti e l’energia che emanano. Deve esserci integrità tra essi per creare un oggetto di arte che emetta sincere sensazioni di piacevolez­za. Poi il movimento, ovvero i nostri occhi devono potersi muovere da un elemento all’altro, trasmetten­do benessere alla nostra mente. Il terzo componente sono gli alberi. Ne basta anche uno soltanto ma deve esserci, perché solo un albero ha l’età, la presenza, essenziali per creare uno spazio: ha il tronco, i fiori, i colori autunnali, catalizza gli effetti della luce e immediatam­ente porta la natura selvaggia in uno spazio. Un albero è un giardino. Gli ultimi due riguardano noi uomini: uso e tempo. Perché uno spazio verde sia davvero tale, bisogna che ci fidanziamo con il giardino, curandolo per avere un feeling reale. Per questo, è necessario dedicargli molte ore: evolve nel tempo, non è mai finito, è fatto di momenti che cambiano sempre, ogni minuto, momenti di incomparab­ile bellezza che non possiamo permetterc­i di perdere altrimenti la sua magia svanisce. Come nell’amore».

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