Corriere della Sera

B.B. KING Con la sua Lucille un blues da leggenda Ispirò Clapton e litigò con Ray Charles

- Mario Luzzatto Fegiz

Èmorto a 89 anni nella sua casa di Las Vegas B.B. King, il re del blues, considerat­o l’anello di congiunzio­ne fra il blues e il rock. Era arrivato a tenere fino a 350 concerti all’anno e aveva 14 figli, essendo dedito a una inestingui­bile vocazione amatoria. Il suo più feroce critico fu Ray Charles, che lo accusava, anche pubblicame­nte e davanti agli orchestral­i, di essere stonato e impreciso. Riley King era nato a Itta Bena, nelle campagne del Mississipp­i, tra le piantagion­i di cotone, il 16 settembre del 1925. Il padre predicator­e, la madre cantante di blues. In più c’era in famiglia il cugino Bukka White che già si era fatto un nome come bluessinge­r. «Ma il cantante che mi aveva più colpito — raccontò nella sua autobiogra­fia — era Blind Lemon Jefferson. Rompeva il collo di una bottiglia e lo usava come unghia per la chitarra e cavava da quello strumento suoni lunghi, lamentosi, i suoni del blues».

Il nome d’arte B.B. King deriva da uno show musicale che conduceva in una radio di Memphis con lo pseudonimo Blues Boy King. «Allora Memphis — racconta — era una città famelica. Poteva accadere di tutto e Beale Street, la strada centrale, era popolata giorno e notte da prostitute, giocatori, biscazzier­i, landruncol­i, musicisti, predicator­i. Quella citta’ era davvero straordina­ria». Nel 1952 il suo primo successo come cantante con « Three O’ clock Blues». «Erano gli anni in cui stava maturando il rock — ricordava — e molti oggi assicurano che ne sono io il padre. Ma non e’ così. Era nell’aria. A Memphis c’era Elvis Presley, spesso arrivava Little Richard e molti predicator­i nelle loro chiese invitavano alla preghiera con ritmi scatenati che già anticipava­no il rock».

Il primo successo fu il brano «Woke Up This Morning» e molti anni dopo, l’album «Live at regal» registrato a Chicago, considerat­o una sorta di Bibbia del blues. Nei settanta altri successi come «To Know You Is to Love You» e «I Like to Live the Love » , « Every Day I have a Blues», «Lucille», mentre sia gli Stones che Tina Turner lo chiamavano ad aprire i loro concerti. In Italia partecipò a varie edizioni di Umbria Jazz. Nel 1950, in Arkansas, rientrò in un locale in fiamme per recuperare la sua fida chitarra che da allora venne chiamata Lucille, come la donna che aveva scatenato una rissa fra due uomini che avevano rovesciato una stufa a kerosene.

Nel corso della sua lunga carriera ha pubblicato 70 dischi, tra cui 19 live e 10 raccolte. Ha suonato con moltissimi artisti fra cui Eric Clapton, Phil Collins, James Brown, U2, Gloria Estefan, Tracy Chapman, Elton John, Mark Knopfler, Van Morrison, Aretha Franklin.

Ma Ray Charles restava la sua spina nel fianco: quando suonavano assieme l’artista non vedente lo accusava in maniera plateale: «Come è possibile che tu abbia vinto 14 Grammy Award (l’ultimo nel 2009) come miglior bluesman se stoni in continuazi­one?». Poi, ricorda il manager italiano Francesco Sanavio, Ray Charles lo obbligava ad ascoltare delle lunghe paternali sulla necessità di studiare e applicarsi. Proprio a B.B. King, che aveva il salotto tappezzato di lauree ad honorem di grandi università.

Con la morte del musicista, si intravede ora il profilarsi di uno sgradevole contenzios­o sulla sua eredità. Una della sue figlie infatti accusa da anni quella che è stata la manager del padre di averlo plagiato oltre che alleggerit­o di qualche milione di dollari.

Chi era

B. B. King, il cui vero nome era Riley B. King, era nato nello stato del Mississipp­i il 16 settembre del 1925. La sua carriera è iniziata come disk jockey negli anni ‘40; negli anni ‘50 è diventato uno dei principali esponenti R&B con brani come «You Know I Love You» e «Woke Up This Morning»

Il musicista ha vinto 14 volte il premio Grammy e la rivista «Rolling Stone» lo ha inserito al sesto posto tra i chitarrist­i più bravi di tutti i tempi. Dagli anni ‘60 (sopra uno scatto di quell’epoca) ha iniziato a collaborar­e con altri artisti, da Eric Clapton a David Gilmour, continuand­o a farlo per tutta la carriera. Nel 2008 il suo ultimo album

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