Nel nome e nella spalla di Contador Il Giro aspetta (e rispetta) il leader
La maglia rosa resiste, ma oggi si arriva in salita. E i sussurri sminuiscono l’incidente
Un hombre vertical, e giallo flou, tra i vassoi di pasta in bianco e i tazzoni di muesli. Quando ieri Alberto Contador è sceso a colazione già in tenuta da corsa, lo stato maggiore del colosso russo delle banche online ha tirato un sospiro di sollievo. «La salute è una cosa seria: la scelta è tua» gli aveva detto il boss, Oleg Tinkoff. «Parto» ha risposto triste il pistolero triste, dopo aver trascorso la notte con l’aiuto dei calmanti.
Ha chiesto aiuto per vestirsi. Gli hanno dato una mano per fare colazione. Con la spalla dislocata dopo la caduta nella volata di Castiglione della Pescaia, il medico non gli aveva certo prescritto sette ore e venticinque minuti di tappa-maratona, 264 chilometri (267 effettivi), la più lunga di questo Giro pieno di sorprese che chiede educazione e rispetto ai tifosi. Ma Contador è Contador. Un campione che si è messo in testa quel double Giro-Tour che nessuno realizza dal 1998 (Pantani) «perché pensare solo a una grande corsa a tappe stagionale non mi dava più stimoli».
È salito in pullman con la spalla sinistra fasciata («Spero non esca di nuovo») e il braccio attaccato al corpo. Pochi movimenti, limitati. Mai il braccio sopra la spalla. «In bus ha sorriso e scherzato: buon segno» ha twittato Tinkoff nella sua cronaca di questa pièce shakespeariana che nel gruppo ha strappato anche più di un sorrisetto. Tanto rumore per (quasi) nulla, è il sussurro di radiocorsa. Come l’anno scorso: ti- In gruppo Alberto Contador, 32 anni, protetto dai suoi gregari durante la tappa del Giro (LaPresse) Con un’andatura ancora a strappi, ma comunque sufficiente per superare alla distanza (6-3, 3-6, 6-1) il giapponese Nishikori, Novak Djokovic (foto) ha trovato il modo di regalarsi l’ennesima semifinale agli Internazionali Bnl d’Italia. «Dopo qualche brutto game, a inizio terzo set sono stato più aggressivo, ho cambiato ritmo. Quello che serviva per vincere», ha chiarito Nole, alla ricerca di quella velocità di crociera bia rotta al Tour, Vuelta vinta poco dopo.
Ivan Basso, in gara, è come un francobollo. Gli otto compagni Tinkoff non mollano il capitano, lo assistono per bere e alimentarsi. Caschetto e maglia rosa da difendere, Contador afferra il manubrio della bici come se fosse il tronco di un naufrago, pedala per non pensare, se soffre non lo dà a vedere. La Toscana declina dolcemente necessaria per inseguire a Parigi il nono titolo dello Slam. Dall’altra parte della rete oggi troverà lo spagnolo Ferrer (6-2, 4-6, 63 a Goffin). «Il servizio non andava granché, ma a poco a poco sono riuscito a giocare meglio fino a portare a casa il match», la lettura offerta da Roger Federer dopo aver battuto per 6-3, 6-3 il ceco Berdych e proseguito la sua corsa verso il primo titolo del Foro Italico. «Sono molto contento, nel Lazio, da Grosseto il Giro mette la prua verso Fiuggi, lungo la Cassia incontra vento contrario ma sono raffiche gestibili e per fortuna non piove. Era il maltempo il vero incubo di Contador: «Infilarsi la mantellina sarebbe stata un’impresa».
Cinque coraggiosi partono in avanscoperta, nessuno li insegue. La pancia del gruppo, animale mutante, li digerisce senza un burp. È una tappa strana, interminabile e assopita: come forma di rispetto nei confronti del leader ferito il plotone avanza vivace, mai con brio, guardando il panorama. In partenza Fabio Aru è andato a salutare Contador: «Sono felice che sia con noi, il Giro senza Alberto non sarebbe stato lo stesso». Se qualcuno ipotizza una certa teatralità nel suo comportamento, per la legge del gruppo il rispetto al capo branco è un atto dovuto.
A tratti, Contador sembra il solito: si alza sui pedali, dritto e fiero, il volto di pietra. A Fiuggi, quando ormai dalle colline avanza l’imbrunire, lo aspetta un’ovazione. «Questa tappa è passata. Ho fatto fatica e, dopo la quarta ora di corsa, ho iniziato a sentire fastidio alla spalla. Ora ghiaccio e riposo assoluto. Spero che giorno per giorno il problema vada a posto» dice dileguandosi sull’ammiraglia.
L’armistizio, è chiaro, finisce qui. La salita di Campitello Matese, oggi, riapre le ostilità. «Avrei potuto attaccare e invece dovrò pensare a difendermi». Il Molise è terra di lupi. E chi ha fame, morde. considerando anche il fatto che sulla terra quest’anno non ho giocato tanto. Nadal? È ancora il migliore in circolazione sulla terra, il mio favorito per il Roland Garros». Nel torneo femminile le semifinali sono invece Halep-Suarez Navarro e SharapovaGavrilova. Semifinali oggi in diretta tv su Supertennis.