Corriere della Sera

Racconti di buonsenso tra gomme, telai, clacson e sterzate

- Paolo Di Stefano

da uno dei nostri inviati

Parole di saggezza dell’ex direttore sportivo che ne ha viste di tutti i colori e che oggi è il responsabi­le-filosofo del cambio ruote Vittoria, azienda italiana di tubolari e gomme di lunga tradizione. Ascoltare Pietro Algeri per una tappa intera, stando seduto per cinque ore al suo fianco su una Citroën bianca sovrastata da 3 telai e 10 ruote, è una inattesa lezione di buon senso. Sul ciclismo e sulla vita. Perché il suo racconto è un mix armonico di autobiogra­fia e saggezza antica, forse ereditata dal padre contadino nella Bergamasca. L’autobiogra­fia comincia con il pistard, campione del mondo dell’inseguimen­to a squadre nel 1970, specialist­a delle Sei Giorni, agente immobiliar­e per qualche anno. Prosegue con il 1982 quando viene chiamato da Colnago alla Del Tongo per far vincere Beppe Saronni: missione compiuta nel giro di pochi mesi. Vent’anni dopo, Algeri è direttore di Riccardo Riccò, nella Saunier Duval, quando il ciclista emiliano viene sospeso per doping: «Non dico che l’ho pescato con le mani nella marmellata, ma quasi. Lo vedevo da come si muoveva che era fuori dalle righe, un talento buttato, non ci aveva la testa, non ascoltava niente. A un certo punto sono andato dai manager per denunciare la situazione e ho lasciato». Segue massima numero 1: «In queste cose finché non arrivi a vedere il patatràc, non vuoi crederci, invece devi fermarti prima...». Un altro ricordo, più lontano, con massima numero 2 incorporat­a: «Nel ’73 vengo preso alla Bianchi. Lì c’è un grande uomo, Adorni, che vuole conoscermi. Mi fa: devi imparare a fare fatica, se sei uno che porta la bicicletta da una città all’altra senza sudare consumi le gomme e non raccogli niente. Quante volte ho ripetute quelle parole ai miei! Non bisogna aver solo le gambe per vincere...». I segreti del direttore sportivo: «Non serve spingere i tuoi sempre ad attaccare, a tirare o a mandarli in fuga ogni giorno solo per la visibilità dello sponsor, perché rischi di far fuori la squadra nella prima settimana. Hinault portava a casa la maglia rosa vincendo solo 4 o 5 tappe. La bravura del diesse è insegnare a dosare le forze». Massima numero 3: «Con la bicicletta, come nella vita, devi conoscere bene gli obiettivi e comportart­i di conseguenz­a». I trucchi del mestiere attuale, guidare l’auto in mezzo alla corsa: «Autocontro­llo, non agitarsi e usare il clacson per farti sentire. L’altro giorno è venuto su con me un pilota della Lufthansa, ex militare sugli aerei di guerra, e alla fine della tappa mi ha fatto i compliment­i. Se succedono incidenti, è perché quello che guida maneggia troppo queste cose qua». Afferra un telefonino. «In discesa certe volte i ciclisti rischi di trovarteli sul cofano, dunque devi avere occhi davanti e dietro». Segue massima numero 4: «In corsa, concentraz­ione e sangue freddo, altrimenti è meglio che cambi mestiere. E ricordati, il meccanico conta come un direttore». Eccolo lì, Claudio, il giovane meccanico, sul sedile posteriore. Lungo la strada, al suo paese, c’è sua moglie che lo aspetta per un saluto veloce. «Te lo porto via per ancora un po’ di giorni», si scusa Algeri. «Non fa niente — risponde lei — così si respira un po’ tutt’e due!». Massima numero 5: respirare.

I trucchi del mestiere Una giornata sull’auto con Pietro Algeri, il responsabi­le del cambio ruote Vittoria: ricordi, massime e suggerimen­ti per lo sport e la vita

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