Ulissi, una vittoria per andare oltre quell’antidoping che non funziona
(Reuters)
Tra i tanti modi che aveva per elaborare il suo lutto, Diego Ulissi ha scelto la volata lunghissima con cui ieri ha schiacciato l’argentino Lobato e l’australiano Gerrans. A seguire, nell’ordine, urlo liberatorio, genuflessione sull’asfalto, lacrime e abbraccio con i compagni Lampre. Fine di un incubo. Dodici mesi fa Ulissi era, con Fabio Aru, la grande promessa del ciclismo italiano. Aveva appena vinto due tappe proprio al Giro (Viggiano e Montecopiolo) con azioni coraggiose e spettacolari. Un mese dopo era sulla graticola: positivo al salbutamolo. Processo al Coni a Roma, processo al Tas di Losanna. Nove mesi di squalifica con motivazione impossibile da accettare: non ha agito volontariamente, non ha migliorato le sue prestazioni. Ma va sanzionato. Ieri Ulissi, all’unica domanda sul suo anno orribile, ha risposto: «Ci ho messo una pietra sopra». Martedì scorso, quando la ferita era ancora aperta: «Mi ha fatto molto male. Ma qualunque persona intelligente sa che io non ho fatto nulla». Ieri mattina si è svegliato dicendosi: «Oggi è il giorno giusto per andare oltre». E nel pomeriggio: «Si trattava di un blocco psicologico che ero incapace di ammettere». La «vicenda Ulissi» è una delle grandi sconfitte del sistema antidoping. Colpa del salbutamolo, sostanza vigliacca. Indispensabile se soffri di asma, non migliora la prestazione in campo sportivo: l’hanno stabilito decine di studi scientifici. Inoltre, se viene assunta nella stessa quantità da dieci ciclisti, nelle analisi produce dieci risultati diversi: da negativo a molto positivo anche quando resti nella soglia prevista per legge. Dipende da quanto sudi, bevi, dal tuo metabolismo. Se ti beccano positivo, unico caso previsto dal regolamento, non ti squalificano subito ma ti sottopongono a una lunga serie di prove: pedali su un rullo e prendi lo spray a dosi sempre maggiori. Un’agonia. Le analisi di Diego hanno dimostrato la sua onestà, ma la squalifica è rimasta: il sistema non va messo in discussione. Ora Ulissi è andato oltre. A chi gli chiede se baratterebbe un secondo successo al Giro con la Champions per l’amatissima Juve, risponde che la finale dei bianconeri già lo soddisfa. Lui invece è pronto a fare bis.