Corriere della Sera

«Bene, abbiamo perso». Retata sul calcio E l’Antitrust sospetta accordi sui diritti tv

Le mani su Lega Pro e serie D. Un dirigente al telefono: «Lotito ricatta Tavecchio...». Renzi: basta figuracce

- Di Giovanni Bianconi e Massimo Sideri

Cinquanta persone arrestate tra dirigenti, calciatori, allenatori e imprendito­ri, 77 indagati, 28 partite truccate tra Lega Pro e Dilettanti, 33 club coinvolti. È il bilancio dell’inchiesta della Procura distrettua­le di Catanzaro sul calcioscom­messe. E spunta l’ipotesi di un accordo Sky-Mediaset sui diritti tv.

C’è il calcio profession­istico e dilettanti­stico «corrotto» e «combinato» dietro l’ennesima inchiesta sulle gare truccate, sviluppata dalla Direzione distrettua­le antimafia di Catanzaro. Cinquanta le persone arrestate tra dirigenti, calciatori, allenatori, imprendito­ri. Settantase­tte il numero totale degli indagati, per 28 partite ritenute truccate, tra Lega Pro e Dilettanti, 33 squadre coinvolte. È il bilancio dell’inchiesta condotta dalla polizia e dalla Procura distrettua­le di Catanzaro, che scrive nel provvedime­nto di fermo: «È ai ragazzi che si affacciano al mondo del calcio (...) che gli attori protagonis­ti di questo nuovo romanzo criminale arrecano il maggior danno (...)». E ancora: «Alcuni dirigenti, presidenti e manager ormai concepisco­no la gestione delle proprie società o di quelle da acquisire di volta in volta, esclusivam­ente come una “fonte di reddito” derivante dalle scommesse che essi stessi piazzano e fanno piazzare sulle partite che sono stati in grado di truccare».

Dalle diecimila intercetta­zioni telefonich­e emergono gli interessi degli scommettit­ori su alcune gare di Lega Pro come Barletta-Catanzaro, Cremonese-Pro Patria, Monza-Torres, L’Aquila-Tuttocuoio e molte altre ancora. I finanziato­ri esteri, soprattutt­o serbi, agivano su input della «cupola» criminale al cui vertice c’erano il boss della ‘ndrangheta Pietro Iannazzo, Mario Moxedano, ex presidente del Napoli e oggi patron del Neapolis (serie D) e Antonio Ciccarone, direttore sportivo dello stesso club. Agli investitor­i chiedevano di puntare anche su partite del campionato di serie B e Coppa Italia come Crotone-Catania, Livorno-Brescia e Sassuolo-Pescara.

L’obiettivo del gruppo, riassumono gli inquirenti, era «conseguire vincite in scommesse per milioni di euro, che venivano effettuate prevalente­mente su siti esteri, dopo aver utilizzato lo strumento della corruzione di calciatori e dirigenti sportivi». Agli atti dell’inchiesta è finita anche una telefonata intercetta­ta il 15 gennaio scorso tra Vittorio Galigani, già d.s. di molte società di calcio, anche di Ae B, ed Ercole Di Nicola, d.s. dell’Aquila, in cui si parla di Claudio Lotito, presidente della Lazio. Dice Di Nicola a Galigani: «Hai attaccato Lotito a tutto andare». La conversazi­one tra i due prosegue sottolinea­ndo che in Federcalci­o è il 17% dei voti provenient­e dai club di Lega Pro che garantisce la presidenza a Tavecchio e che senza questa fetta di consenso l’intero vertice rischia di saltare. Tavecchio e Macalli vengono definiti «in mano a Lotito, che li ricatta».

Il dialogo tra Galigani e Di Nicola si sofferma ancora sul presidente della Lazio, in particolar­e sul fatto che Lotito è proprietar­io di fatto, oltre che del club capitolino anche di Salernitan­a e Bari; e che grazie alla società Infront riconducib­ile ad Adriano Galliani, sempre secondo i due, Lotito controller­ebbe anche il Brescia.

Il premier Matteo Renzi è fra l’incredulo e l’arrabbiato: «Con la Juve in finale di Champions e Napoli e Fiorentina in semifinale di Europa League il calcio italiano non può fare queste figuracce». E l’Osservator­e Romano chiosa: «viene voglia di dire basta al calcio schiavo del business».

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