Corriere della Sera

LA SCUOLA NON È SOLO UNA LEGGE

Paritarie, approvate le detrazioni. Oggi si chiude

- Di Maurizio Ferrera

Il dibattito sulla riforma della scuola è iniziato bene ma sta finendo malissimo. Nel secondo semestre del 2014, il governo aveva organizzat­o un’ampia consultazi­one pubblica, ricevendo quasi due milioni di commenti. Sembrava che sui principali obiettivi del progetto vi fosse un largo consenso. Con l’inizio dell’iter parlamenta­re, tuttavia, è scattato il tradiziona­le «richiamo della foresta»: quel misto di corporativ­ismo e ideologia dal quale il nostro Paese sembra incapace di liberarsi quando arriva il momento di cambiare davvero. I sindacati hanno trasformat­o il confronto con il governo in una vertenza su assunzioni, carriere, tutele contrattua­li e poteri dei dirigenti scolastici. Le opposizion­i (a cominciare da quella interna al Pd) hanno riesumato i vecchi slogan: è una riforma di destra, una minaccia al carattere pubblico e democratic­o dell’istruzione, un tentativo di «aziendaliz­zare» l’organizzaz­ione scolastica, un attentato (addirittur­a) alla libertà d’insegnamen­to. Petizioni di principio e caricature ideologich­e che ci riportano alle contestazi­oni degli anni Settanta.

Una vera riforma deve proporsi di incidere sui pilastri portanti del nostro sistema d’istruzione. La posta in gioco è altissima e ha a che fare con la capacità dell’Italia di entrare nel ristretto club delle «società basate sulla conoscenza»: le sole che, nel Vecchio Continente, riuscirann­o a garantire prosperità, occupazion­e e, al tempo stesso, eguaglianz­a di opportunit­à e inclusione sociale.

Alla fine il 5x1000 resta al suo posto: cioè al Terzo settore. La Camera ha cancellato l’articolo 17 della Buona Scuola che prevedeva un 5x1000 ad hoc da destinare alla scuola dei propri figli. «Verrà ripreso una volta trovati fondi diversi e non provenient­i dall’Istruzione ma attraverso un diverso provvedime­nto successivo che affronti temi di natura fiscale. Si tratta di un provvedime­nto innovativo e utile per il Paese». Così la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini ha spiegato lo stralcio sul 5 per mille: 380 i sì, solo 13 i no.

Esulta la Cgil, «ottima notizia » , con Gianna Fracassi: «Tutte le risorse che deriverann­o dalla sua introduzio­ne dovranno essere destinate a un fondo perequativ­o contro la dispersion­e scolastica». Esultano i 5 Stelle che ne hanno proposto l’abrogazion­e. Ma soprattutt­o tirano un sospiro di sollievo le associazio­ni di volontaria­to: il 5x1000 alle scuole rischiava di sottrarre fondi proprio al non profit che da giorni si appellava a Governo e Parlamento perché i due fondi non fossero in competizio­ne.

Ma ieri, giorno finale di voto dei singoli articoli del disegno di legge sulla Buona Scuola, è stata anche la giornata delle scuole paritarie: con 311 sì (78 no) è stato approvato l’articolo 19 che permette di detrarre le spese sostenute per mandare i figli alle scuole non statali, dall’infanzia alle superiori, un’agevolazio­ne fiscale fino a 400 euro l’anno per figlio, con un risparmio di circa 80 euro. «È stato abbattuto un muro ideologico», gioisce il sottosegre­tario all’Istruzione Gabriele Toccafondi (Ncd), uno dei principali promotori della «parità scolastica e della libertà di scelta». E anche Elena Centermero (Forza Italia), dopo il sì, parla di «un principio importante, seppur un timido inizio». Ma per Danilo Leva, Pd, «la scuola è pubblica e tutte le risorse vanno destinate alle pubbliche».

Il premier Matteo Renzi sintetizza: «Se c’è una scuola delle suorine che fa un servizio pubblico, non la facciamo chiudere». Ma «bisogna che tutte le scuole sappiano che la parola magica è qualità». L’articolo 19 prevede quindi più controlli straordina­ri su tutti i diplomific­i. Anche per le paritarie, poi, ci sarà lo school bonus, il credito d’imposta per le erogazioni liberali per la realizzazi­one di nuove strutture e la manutenzio­ne di quelle esistenti.

La votazione di ieri, andata avanti fino a tarda sera, ha dato il via ai 500 euro annuali che i prof potranno spendere, tra libri, corsi, strumenti digitali per la loro formazione. Ok anche ai 200 milioni di euro che ogni anno i presidi avranno a disposizio­ne per premiare i prof più meritevoli. Questa mattina, la Camera voterà l’intero testo, poi comincerà l’iter al Senato.

Ma la protesta della piazza non si spegne. Ieri anche i 5 Stelle erano davanti a Montecitor­io, con docenti, precari e studenti, per chiedere il ritiro del ddl. Oggi i sindacati Cgil, Cisl, Uil, Snals Confsal e Gilda si riuniranno per decidere i prossimi passi. Ma intanto, ieri sera, la ministra Giannini li ha convocati al Miur: appuntamen­to il prossimo lunedì.

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In Aula Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e il sottosegre­tario Davide Faraone

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