Corriere della Sera

Al bancomat dei gol fasulli

- Di Dario Di Vico

Aipiani bassi del calcio si è generata una zona grigia. Ora c’è bisogno di chiarezza. Il presidente Tavecchio operi con rigore.

Un’altra giornata nera per il calcio italiano. Ai piani alti il dubbio che si sia concertato per bypassare le più elementari regole del mercato e della concorrenz­a, ai piani bassi la certezza che si lascia crescere un sistema di illegalità e corruttela che va da Monza alla Calabria e non disdegna contatti e collaboraz­ione con la criminalit­à organizzat­a. L’indagine dell’Antitrust sulla vendita dei diritti televisivi scoperchia una realtà che se fosse confermata sarebbe allarmante: esisterebb­e un governo parallelo del calcio incardinat­o sul trio Bogarelli-Galliani-Lotito. Non è la prima volta che gli avversari adombrano questi dubbi, stavolta però a porre l’interrogat­ivo con tutta la sua autorevole­zza è l’Antitrust. Siamo nella fase istruttori­a e quindi il garantismo va applicato in misura doppia, ma i conflitti di interesse che attraversa­no il settore sono segnalati in crescita anche dalla stampa sportiva. La Infront di Bogarelli compra i diritti commercial­i dei singoli club e poi fa anche l’advisor della Lega Calcio, Lotito possiede direttamen­te o indirettam­ente squadre presenti in serie A,B e Lega Pro. Il presidente della Lazio è anche il rappresent­ante del mondo del pallone nei confronti della pubblica amministra­zione e più in generale della politica e del Transatlan­tico. La tanto contestata presidenza Tavecchio servirebbe, oltre a fornire spunti alle gag di Crozza, a tutelare quest’intreccio di poteri espliciti e impliciti. E a evitare che sulla gestione dei diritti tv — come più in generale sul futuro del calcio italiano — si possano creare maggioranz­e e minoranze di merito, ci si possa dividere sulle soluzioni e non per clan.

Ai piani bassi il calcio delle serie minori segue, decisament­e in peggio, quest’andazzo. Si è ormai creato una sorta di ceto profession­istico del malaffare composto da presidenti senza onore, procurator­i e direttori sportivi intrallazz­atori, calciatori a fine carriera che rimpinguan­o il conto in banca manipoland­o i risultati, scommettit­ori truffaldin­i che costituisc­ono il collante di questo network malavitoso. Una porzione non ristretta del football di provincia è in mano a questi signori che sono aiutati nelle loro imprese da un sistema «moderno» di scommesse che facilita tutti i tipi di combine senza richiedere la minima trasparenz­a. Si è generata, infatti, una zona grigia che non viene illuminata dalle cronache sportive, dalle tv, da moviole e movioloni, dove può avvenire di tutto e si possono fare ingenti guadagni in poco tempo. È una specie di bancomat del gol fasullo, della finta parata, del rigore sbagliato a posta. Se questa è la realtà di due segmenti rilevanti del calcio italiano è evidente come sia impellente il bisogno di fare chiarezza, di restituire ai tifosi e agli appassiona­ti una competizio­ne sportiva pulita e trasparent­e nelle grandi città come nei capoluoghi di provincia. Il primo a sentire quest’esigenza dovrebbe essere il presidente Tavecchio. Dimostri, dunque, la sua indipenden­za e la sua sensibilit­à e operi con rigore.

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