Pochi soldi, troppe tentazioni Più che sport è quasi guerra
Icampionati di serie C (ben prima che nascesse la Lega Pro) non sono mai stati esempio di alta moralità applicata al pallone. Già le 90 società di un tempo (ora sono state ridotte a 60 divise in tre gironi, fine di C1 e C2, studiate in tempi di ricchezza a partire dal 1978-1979) hanno riassunto vizi e virtù del Paese: club modello insieme ad altri gestiti con criteri al di sotto di ogni sospetto. La crisi economica, che ha avuto pesanti riflessi anche sul pallone, ha aggravato la situazione, nonostante la forte diminuzione del numero delle società. La Lega Pro, in realtà, è un consorzio di entità che vivono con risorse economiche prossime allo zero. I tagli operati dal Coni nei confronti della Figc hanno ridotto drasticamente i contributi federali; i soldi derivanti dai diritti tv (legge Melandri) sono pochissimi; gli ingaggi dei giocatori sono in maggioranza quelli previsti dal minimo sindacale. In più la guerra in atto da un anno fra il presidente Macalli (ora squalificato per sei mesi) e i suoi oppositori ha intossicato l’ambiente, spaccando la Lega non in due partiti, ma in più fazioni, che si confrontano senza esclusione di colpi. La possibilità di scommettere
Fallimenti I club falliscono in corso d’opera e così c’è chi punta su «scommesse sicure»
legalmente su partite che non vengono vivisezionate in tv come quelle di A e B avvicina qualsiasi tentazione. Così non sorprende che abbiano trovato spazio personaggi di dubbia moralità, uniti da una caratteristica: la propensione a entrare in campo, annunciando grandi investimenti, trarre qualche provvisorio e personale vantaggio, prima di scomparire per qualche tempo e di ripresentarsi alla guida di un’altra società. E non soltanto al Sud. Il club fallisce in corso d’opera; i soldi spariscono e c’è chi per sopravvivere o per arricchirsi punta tutto sulle scommesse «sicure». Servirebbero, come un tempo, i presidentimecenati, pronti a investire nei club soldi soltanto per passione. L’idea di trasformare la Lega Pro in un laboratorio di idee e di innovazioni tecniche non decolla. E intorno ai giocatori crescono gli episodi di violenza e di intimidazione, che creano un sordido clima di ricatti. Altro che sport, è quasi una guerra.