Corriere della Sera

Pochi soldi, troppe tentazioni Più che sport è quasi guerra

- Di Fabio Monti

Icampionat­i di serie C (ben prima che nascesse la Lega Pro) non sono mai stati esempio di alta moralità applicata al pallone. Già le 90 società di un tempo (ora sono state ridotte a 60 divise in tre gironi, fine di C1 e C2, studiate in tempi di ricchezza a partire dal 1978-1979) hanno riassunto vizi e virtù del Paese: club modello insieme ad altri gestiti con criteri al di sotto di ogni sospetto. La crisi economica, che ha avuto pesanti riflessi anche sul pallone, ha aggravato la situazione, nonostante la forte diminuzion­e del numero delle società. La Lega Pro, in realtà, è un consorzio di entità che vivono con risorse economiche prossime allo zero. I tagli operati dal Coni nei confronti della Figc hanno ridotto drasticame­nte i contributi federali; i soldi derivanti dai diritti tv (legge Melandri) sono pochissimi; gli ingaggi dei giocatori sono in maggioranz­a quelli previsti dal minimo sindacale. In più la guerra in atto da un anno fra il presidente Macalli (ora squalifica­to per sei mesi) e i suoi oppositori ha intossicat­o l’ambiente, spaccando la Lega non in due partiti, ma in più fazioni, che si confrontan­o senza esclusione di colpi. La possibilit­à di scommetter­e

Fallimenti I club falliscono in corso d’opera e così c’è chi punta su «scommesse sicure»

legalmente su partite che non vengono vivisezion­ate in tv come quelle di A e B avvicina qualsiasi tentazione. Così non sorprende che abbiano trovato spazio personaggi di dubbia moralità, uniti da una caratteris­tica: la propension­e a entrare in campo, annunciand­o grandi investimen­ti, trarre qualche provvisori­o e personale vantaggio, prima di scomparire per qualche tempo e di ripresenta­rsi alla guida di un’altra società. E non soltanto al Sud. Il club fallisce in corso d’opera; i soldi spariscono e c’è chi per sopravvive­re o per arricchirs­i punta tutto sulle scommesse «sicure». Servirebbe­ro, come un tempo, i presidenti­mecenati, pronti a investire nei club soldi soltanto per passione. L’idea di trasformar­e la Lega Pro in un laboratori­o di idee e di innovazion­i tecniche non decolla. E intorno ai giocatori crescono gli episodi di violenza e di intimidazi­one, che creano un sordido clima di ricatti. Altro che sport, è quasi una guerra.

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