Con la revisione tagli fino al 25% degli importi
Flessibilità in uscita, ricalcolo della pensione, penalizzazioni, assegno puramente contributivo. Attorno a queste parole, ruota il dibattito rilanciato dal presidente del Consiglio sulle correzioni della riforma Fornero. Obiettivo del governo, ha detto Matteo Renzi, è consentire a chi vuole di andare in pensione qualche anno prima ma prendendo meno. La «flessibilità in uscita», appunto. Operazione che però costa perché bisogna cominciare a pagare pensioni non previste e rinunciare a incassare i contributi di chi lascia il lavoro. La riforma Fornero consentiva di risparmiare 80 miliardi nei primi dieci anni, ma 12 miliardi sono già stati impegnati per mandare in pensione gli esodati. Con la flessibilità bisognerebbe rinunciare a un’altra fetta di risparmi, intaccando una delle voci principali di risanamento dei conti pubblici. Il governo punta allora a convincere Bruxelles a considerare non la maggiore spesa immediata ma il «bilancio intertemporale», cioè che la spesa per le pensioni anticipate sarebbe compensata dalla riduzione del loro importo. Risultato che si può raggiungere in due modi: tagliando la pensione del 2-3% per ogni anno di anticipo (ma non si potrebbe comunque uscire prima di 62 anni) oppure ricalcolandola interamente col metodo contributivo. In questo secondo caso il taglio sarebbe mediamente maggiore: il 5-6% per ogni anno di anticipo. Uscendo a 62 anni si perderebbe il 2025%: alla fine converrebbe solo ai chi, licenziato dopo i 50 anni, rischia di restare senza stipendio e pensione (esodato). Un problema che o lo si affronta con la flessibilità o bisognerà trovare dei sussidi.
A giugno il presidente dell’Inps, Tito Boeri, formalizzerà le sue proposte, proprio con l’obiettivo di sostenere chi perde il lavoro tra 55 e 65 anni e rischia di finire in povertà. Accanto alla flessibilità potrebbe essere necessaria un’integrazione degli assegni per chi, con la penalizzazione dovesse prendere non più di 400-500 euro. Come finanziarla? Boeri non ha rinunciato alla sua vecchia idea di un contributo a carico delle pensioni ricche sulla parte eccedente l’importo che sarebbe maturato applicando il contributivo. Come sempre, deciderà Renzi.