Flick: la Consulta ha svolto il suo compito
«Ma il governo ha fatto bene a intervenire con un criterio di gradualità tra i trattamenti»
«Nessuno scivolone. La Corte Costituzionale ha fatto esattamente quello che doveva». Nella querelle giuridica sulla sentenza della Consulta relativa alle pensioni il presidente emerito della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick. E si schiera «con i giudici. Ma anche con il governo». Ovvero? «Come la Corte, il governo ha fatto ciò che doveva, e soprattutto poteva, fare». Cioè? «Intervenire con le risorse a disposizione stabilendo graduatoria tra pensioni piu o meno elevate. La stessa Corte aveva chiesto di distinguerle».
Non ci si doveva porre il problema di una di sentenza sgradita?
La Corte decide e il governo deve uniformarsi. Con l’ovvio diritto di critica. Semmai si possono esprimere perplessità sul modo». Quale altro poteva essere? «Ad esempio fare una sentenza additiva. O aspettare la nomina dei due giudici mancanti. Ma se la Corte ha commesso un peccato veniale, è a livello di quello che il Parlamento ha fatto». Quale? «Non eleggendo i due membri mancanti ha costretto la Corte all’equilibrismo del voto doppio del presidente. Comunque la sentenza non è stata un fulmine a ciel sereno». Perché? « Nel 2010 la Corte aveva richiamato a rispettare proporzionalità e temporaneità . Era chiaro che il tema delle pensioni non può più essere usato come bancomat, per erogare prima, per prelevare ora».
Ma il rischio che si aprisse una falla nei conti pubblici è stato valutato?
«La valanga avrebbe potuto esserci per interpretazioni estremizzate. Non per la sentenza in se. Per questo mi sembra troppo importante continuare ad avere organismi di garanzia soprattutto in tempi di riforme costituzionali».
E l’equilibrio del bilancio pubblico?
« Va trovato un coordinamento con il principio dell’eguaglianza di trattamento nel campo dei diritti sociali. L’articolo 81 non può diventare un superprincipio. Tanto più che dopo averlo irrigidito poco tempo fa , stiamo pensando di attenuarlo un po’ perché è diventato troppo duro. E né l’Europa, né l’Italia possono diventare la democrazia dello spread».
La decisione «La sentenza non è stata un fulmine a ciel sereno. Le pensioni non sono il bancomat»