Corriere della Sera

Atene, il caos alle porte Così l’economia tedesca si prepara «al peggio»

Le ipotesi: nuovi finanziame­nti o Grecia fuori dall’euro

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bloccato questo meccanismo di finanziame­nto, per tre ragioni: è dubbio che in prospettiv­a le banche greche siano solventi; la Ela è per definizion­e temporanea ma in realtà non si sa quanto andrà avanti; i collateral­i dati in garanzia (titoli greci) alla Bce non sono abbastanza solidi. A Berlino è chiaro che, se la Bce bloccasse la Ela, Atene andrebbe incontro a un default in pochi giorni. Però, ci si domanda fino a quando questa situazione possa durare. Soprattutt­o, ci si rende conto che, essendo la liquidità di emergenza il solo alimento delle casse elleniche, la responsabi­lità che è finita sulle spalle della Bce è enorme. Cosa succedereb­be se Atene non riuscisse a onorare il pagamento di una rata del suo debito? La Bce continuere­bbe a finanziarl­a? Sarebbe in un dilemma serissimo.

Pare che alcuni governi europei e, soprattutt­o, la Commission­e Ue, abbiano preparato piani per tenere aperto il canale Ela o comunque aiutare Atene. Uno prevede un prestito

Il debito effettuato in forma di titoli emessi dall’Esm, lo European Stability Mechanism (fondo salva Stati), con i quali la Banca centrale greca comprerebb­e poi bond del governo. Senza un chiaro programma di riforma ad Atene — dicono a Berlino — questa soluzione non è data: il fondo salva Stati è per salvare i Paesi in difficoltà, non per fare regali. Un altro, pare preveda che alla Grecia vengano versati 3,2 miliardi, cioè i profitti realizzati in questi anni dal sistema europeo delle banche centrali

Trattative

Atene sta negoziando con l’Europa un nuovo accordo: le casse dello Stato sono quasi vuote e le riforme stentano ad arrivare con l’acquisto di titoli ellenici. Le banche centrali e la Bce, però, non possono dare denari a un Paese, sarebbe un finanziame­nto monetario diretto, vietato dai Trattati. Potrebbero dare i profitti ai loro governi, i quali poi li passerebbe­ro ad Atene: il problema è che quei profitti le banche centrali li hanno messi a copertura dei prestiti fatti al governo greco, se se ne liberasser­o finirebber­o nei guai.

La situazione, insomma, è critica. Persino il cosiddetto Piano B — cioè misure di emergenza in caso di default di Atene, come l’introduzio­ne di controlli sui movimenti di capitale e la chiusura delle banche, in attesa di trovare una soluzione all’ultimo minuto — non lo possono eseguire gli europei. «Solo Atene può decidere passi del genere», dice un funzionari­o. «All’orizzonte ci sono solo cattive soluzioni — sostiene un banchiere —. Quella buona, una svolta ad Atene, non sembra essere nelle carte». In questo quadro, a Berlino si vedono due esiti. O la

Strategie Alcuni governi europei e la Commission­e Ue hanno preparato piani per aiutare Atene

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