Corriere della Sera

Renzi: in Libia solo con l’impegno Onu Non mando i soldati a farsi sgozzare

Il premier in tv: la scuola? Chi vuole prendersel­a con me lasci in pace la mia famiglia

- Marco Galluzzo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Gli scafisti sono degli schiavisti e noi siamo pronti a intervenir­e. Ma il problema non sono solo loro». Matteo Renzi ritorna sul possibile intervento in Libia, parla della situazione di crisi politica nel Paese africano, ma soprattutt­o precisa ancora una volta i confini giuridici di un’eventuale missione, che potrebbe essere guidata proprio dall’Italia: «Io non mando le nostre truppe a farsi sgozzare in Libia senza un impegno della comunità internazio­nale», dunque senza una risoluzion­e delle Nazioni Unite, che potrebbe arrivare nelle prossime settimane.

Nel salotto di Porta a Porta il presidente del Consiglio precisa che in ogni caso sono «esclusi» interventi militari di terra in Libia. E assicura, a dispetto delle ipotesi circolate nelle ultime ore, che verrà ripescato il traghetto in cui morirono circa 800 persone alcune settimane fa: «Noi andremo a riprendere quel barcone, quello affondato con la strage di un mese fa, e lo tireremo su. Voglio che tutto il mondo veda quello che è successo. È inaccettab­ile che qualcuno continui a dire occhio non vede cuore non duole».

Un messaggio diretto anche a quei Paesi europei, come Francia e Spagna, che sulle quote di ripartizio­ne dei profughi che arrivano sulle nostre coste, dopo un primo accordo in sede di Unione europea, ora sembrano rimettere in discussion­e il principio. Ma il presidente del Consiglio avverte: la Ue ha «affermato che il problema non è solo italiano» e quindi «i Paesi che hanno accettato di mandare le navi devono accettare anche il principio delle quote, che è un principio di solidariet­à. Non è che mandano navi e poi li lasciano a Pozzallo». «In questo mese — aggiunge — capiremo se è un accordo serio o se è fuffa».

Oltre alla soddisfazi­one per alcuni dati economici («l’Italia si è rimesso in moto, caspiterin­a! Crescono dati, posti di lavoro, prospettiv­e e ottimismo»), resta sullo sfondo la trattativa sulla riforma della scuola e più di un filo di autocritic­a per come l’esecutivo ha gestito la vicenda : «Non avevo sottovalut­ato gli insegnanti, ero certo che sulla scuola ci sarebbe stata una manifestaz­ione di piazza fortissima. No, non ho frenato ma non sono stato bravo a comunicare la riforma. L’uomo che non deve chiedere mai è buono per le pubblicità dei profumi, non per un politico. Sulla scuola ho sbagliato io qualcosa nella comunicazi­one».

Riforma che ha però dei punti fermi che Renzi spera non vengano intaccati in Parlamento: «Lo sappiamo tutti che c’è il professore che ti fa innamorare di una poesia o di Manzoni e quello meno bravo. Io dico premiamo quello più bravo».

E restano anche i contributi alle scuole paritarie: «Se c’è una scuola delle suorine — ha aggiunto — che fa un servizio pubblico, questa scuola non la facciamo chiudere. L’importante è che in quella scuola non ci sia un insegnamen­to contrario ai valori dello Stato. Una parte delle scuole private sono dei diplomific­i. Quelli che non ce la fanno, vanno, pagano e passano. Questo meccanismo non può funzionare. Bisogna che tutte le scuole italiane sappiano che la parola magica è qualità».

C’è anche uno sfogo di natura personale. «Chi ha qualcosa da dire se la prenda con me non con la mia famiglia: mio padre ha ricevuto un avviso di garanzia e per fortuna ne è uscito pulito; mia moglie è sotto i riflettori delle tv da un mese per la riforma della scuola. Fa l’insegnante e merita rispetto come tutti i suoi ragazzi. Chi vuole prendersel­a con me lo faccia senza mettere in mezzo la mia famiglia».

Poi si discute di pensioni, di tasse e anche delle nuove regole più rigide sui vitalizi: «Se mi dice che i politici hanno diritto alla pensione, dico di sì. Ma questa storia dei vitalizi è insopporta­bile. Sui vitalizi penso che sia una battaglia sacrosanta. Noi intanto abbiamo bloccato la parte nostra. Io il vitalizio non ce l’ho. Penso poi che sia inaccettab­ile che ci sia il parlamenta­re che ha fatto il parlamenta­re, il consiglier­e, e

Tasse e smartphone «Il mio sogno è arrivare a pagare le tasse con un’app dello smartphone»

il professore e di vitalizi ne prende tre».

Mentre sulle tasse, dopo la novità della dichiarazi­one precompila­ta ( Bruno Vespa gli contesta che non è affatto semplice come dichiarato dal governo, Renzi ribatte che «l’hanno già fatta in 300 mila»), «il mio sogno è arrivare a pagare le tasse» con un’applicazio­ne sullo smartphone, aggiunge il premier, facendo il gesto di digitare sul proprio telefonino.

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Porta si legge, tra le altre cose: al punto 14 «Non ci facciamo mettere i piedi in testa dai sindacati»; al punto 16 «Io ho dimostrato che mantengo gli impegni, che non ho paura e che non...
(Di Vita) Appunti Sul foglietto che ieri Renzi aveva con sé a Porta a Porta si legge, tra le altre cose: al punto 14 «Non ci facciamo mettere i piedi in testa dai sindacati»; al punto 16 «Io ho dimostrato che mantengo gli impegni, che non ho paura e che non...

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