Corriere della Sera

Scintille con Zingaretti sull’Irpef (poi la pace su Twitter)

- Alessandro Capponi

Finisce con i cinguettii (su Twitter) ma la disputa sulle tasse tra il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il governator­e del Lazio, Nicola Zingaretti — entrambi del Pd — si è alimentata per due ore con bordate e polemiche. Tanto che poco dopo le otto della sera, Renzi telefona a Zingaretti: toni alti, discussion­e «vera» e, infine, la pace «ufficiale».

È il premier a fare la prima mossa, durante la registrazi­one di Porta a Porta. La domanda di Bruno Vespa fa riferiment­o a un articolo del Corriere della Sera, e Renzi risponde senza esitare: «In Lazio, Piemonte, Liguria, Abruzzo hanno portato l’addizional­e al livello massimo, loro volevano alzare il tasso dell’addizional­e ma noi abbiamo messo una forchetta. I singoli spieghino perché aumentano le addizional­i». Poco dopo ecco la risposta di Zingaretti: «Spiego con piacere a Renzi il motivo per cui nel Lazio, ma solo per i redditi superiori a 35 mila euro, è stata aumentata l’Irpef: perché il governo ci ha tagliato 725 milioni di trasferime­nti in due anni. Se ce li restituisc­e abbassiamo subito Irap e Irpef». Dice di più, Zingaretti: «È molto semplice far quadrare i conti del governo centrale con tagli agli enti locali. Lo sanno fare tutti». E invece, secondo il governator­e, il Lazio andrebbe preso ad esempio: «Per il rimanente 80% degli abitanti non ci sarà alcun incremento dell’Irpef ma addirittur­a, per gli scaglioni da 28mila a 35mila, una riduzione. In due anni abbiamo tagliato 1 miliardo di sprechi, e pagato 8,7 miliardi di debiti fatti negli ultimi 15 anni dalle precedenti amministra­zioni». A quel punto scatta la replica di Palazzo Chigi: si sottolinea come non sia responsabi­lità del presidente del Consiglio se il Lazio, a differenza di quasi tutte le altre regioni, ha aumentato le tasse. E ancora: è invece responsabi­lità di Renzi e della maggioranz­a — dicono fonti di Palazzo Chigi — avere inserito una norma ad hoc per il Lazio per evitare il fallimento della Regione, causato dai debiti delle precedenti amministra­zioni. Insomma, una bordata dopo l’altra: fino alla telefonata serale. E alla pace su Twitter: «Dopo un paio di scambi ci siamo sentiti al telefono con @matteorenz­i e abbiamo chiarito tutto. Uniti per cambiare l’Italia, è la volta buona». Renzi, come da accordi telefonici, retwitta immediatam­ente. E la pace, almeno virtuale, è fatta.

L’addizional­e Il governator­e: nel Lazio più addizional­e per colpa dei tagli Telefonata tesa e il chiariment­o

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