Corriere della Sera

«L’Europa è compatta Intervento inevitabil­e per governare i flussi»

- Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it

trato l’inviato dell’Onu Bernardino León che mi ha informato delle trattative con il governo di Tobruk, ma anche delle interlocuz­ioni con le autorità di Tripoli, di Misurata e con le municipali­tà. La sua impression­e è che tutti concordano sulla necessità di fermare la criminalit­à».

Che cosa succederà se alla fine non arriverà il via libera?

«Noi abbiamo già un’operazione nel Mediterran­eo ed è “Mare sicuro”. Il monitoragg­io è già attivo e quindi andremmo comunque avanti con questa missione, naturalmen­te rafforzand­ola proprio nell’ottica di combattere i trafficant­i di uomini».

Non c’è il rischio di sovrapposi­zione con Triton?

«Assolutame­nte no, anzi la scelta di rafforzare i controlli è un segnale positivo. Esiste un coordiname­nto e in ogni caso parliamo di aree diverse». In porto Un barcone di migranti in arrivo nel porto di Lampedusa. L’Italia è il Paese più esposto al flusso continuo di disperati che dalle coste del Nordafrica cercano di raggiunger­e l’Europa. Il nostro Paese ha posto la questione della redistribu­zione dei migranti tra i membri della Ue

Accordo raggiunto sulla missione navale, ma divisione forte sulle quote. L’impianto rischia di saltare?

«Durante la riunione di lunedì il punto è stato appena toccato. Se ne parlerà il prossimo 15 giugno al Consiglio europeo dei ministri dell’Interno. La discussion­e è aperta però non darei per persa la partita. Voglio ricordare che prima del Consiglio europeo del 23 aprile l’Europa aveva opinioni molto diverse».

Il governo italiano ha rivendicat­o la vittoria ma adesso molti Paesi inizialmen­te alleati come Francia e Spagna si sono sfilati. Come fa a rimanere ottimista?

«Io ho il dovere di essere fiduciosa. Capisco anche le perplessit­à e le preoccupaz­ioni dei francesi che hanno già moltissimi migranti sul proprio territorio. Allo stesso tempo rivolgo quasi un appello: se l’Europa vuole fare un passo avanti fondamenta­le la solidariet­à deve essere messa al centro».

Quanto pesano su queste retromarci­a le divisioni politiche interne ad ogni Stato?

«Certamente molto, però credo sia anche un problema di progettare una politica comune. Stiamo rodando un sistema e ci sono ancora divisioni, ma siamo già riusciti a trovare accordi in altre materie. Mi auguro che alla fine convergere­mo anche su questo».

C’è un Paese che l’ha sorpresa positivame­nte?

«Io parlo per il settore della Difesa e posso dire che la Germania è stata molto partecipe, si è schierata al nostro fianco inviando due navi. Nelle nostre acque c’è anche una nave inglese e ne sta arrivando una irlandese. Malta ha dato un segno tangibile di condivisio­ne nel momento della tragedia del 20 aprile. Disponibil­i sono sempre stati Francia e Spagna. Io credo che alla fine ce la faremo».

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