Duello tra Serracchiani e il governo: il biotestamento? Difendo la mia legge
Roma impugna le norme friulane. La vicesegretaria pd: serve un confronto sull’eutanasia
Una legge voluta dal vicesegretario del Pd e impugnata dal governo presieduto dal segretario del Pd. Vicenda paradossale quella che riguarda il biotestamento, varato dal Friuli-Venezia Giulia e contestato dall’esecutivo perché «invade la competenza esclusiva dello Stato». Contrasti possibili e in qualche modo fisiologici tra regioni e governo. Se non fosse che in mezzo c’è Debora Serracchiani, nel suo doppio ruolo di presidente del Friuli-Venezia Giulia e di vicesegretario del Partito democratico. Che però non si sente per nulla imbarazzata e rilancia: «Sui diritti civili dobbiamo correre. E parlare anche di unioni di fatto e di eutanasia».
Il 13 marzo il Friuli-Venezia Giulia istituisce, con legge regionale, il «registro regionale
De Luca a Napoli con Nino D’Angelo
Il pd Vincenzo De Luca, in corsa per la Campania, ieri nel quartiere Forcella a Napoli con il cantante Nino D’Angelo: «Abbiamo visitato il Teatro Trianon, che cade a pezzi. Basterebbe solo questo delitto a motivare il licenziamento di questa amministrazione», ha poi scritto De Luca su Facebook per le libere dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario (Dat)», dando anche «disposizioni per favorire la raccolta delle volontà di donazione degli organi e dei tessuti». A favore si esprimono in 30, con 3 contrari, 2 astenuti e 14 non votanti. Il centrodestra si spacca, con il capogruppo Ncd Alessandro Colautti «orgoglioso» di questo «gesto di civiltà».
Nei fatti, un gesto di sfida sul tema del fine vita. Al quale ora risponde il governo. In un fax, arrivato l’altro ieri sera a Udine, e firmato da Antonio Naddeo, capo del dipartimento Affari regionali di Palazzo Chigi, si annuncia l’impugnativa per incostituzionalità. La Regione si opporrà, anche se l’assessore alla Salute Maria Sandra Telesca ammette: «Forse la legge ha punti di debolezza».
Ma la Serracchiani ne rivendica la maternità: «È una norma nata da un confronto largo — spiega al Corriere — che fotografa un’esigenza avvertita dalla società. Abbiamo ricevuto una petizione con migliaia di firme. E quando l’abbiamo fatta eravamo consapevoli che potevano esserci aspetti giuridici complessi. Ma era importante anche dare un segnale al governo e al Parlamento. Perché si impegnino. Per coerenza resisteremo all’impugnativa e chissà che nel frattempo non cambi qualcosa».
I diritti La governatrice: noi diamo un segnale al Parlamento, sui diritti civili bisogna fare di più