Limiti alle sigarette nei parchi romani Polemiche sul divieto
Magari l’intento non era quello. Magari è stato soltanto un «pasticcio» amministrativo. Ma, alla fine, a leggere l’ordinanza del Campidoglio, l’effetto per i fumatori sembra devastante: da oggi (o meglio, a partire dal prossimo 15 giugno) accendersi una sigaretta dentro una villa romana potrà costare molto caro. Almeno, come precisa il Comune, se ci si trova «dove sono presenti sterpaglie o altro materiale combustibile».
Perché, in base ad un’ordinanza firmata — a sua insaputa? — dal sindaco Ignazio Marino, tra le azioni per prevenire gli incendi nella Capitale, oltre al divieto di «far brillare mine o usare esplosivi», «usare apparecchi a fiamma o elettrici per bruciare metalli», «usare motori e fornelli», c’è anche — appunto — quello di «fumare».
Dove? In «tutto il territorio comunale», in particolare «nelle zone boscate e cespugliate», oltre ai terreni «condotti a coltura agraria, pascoli e incolti». Applicata alla lettera, l’ordinanza diventerebbe una «tagliola». Sei a passeggio a Villa Borghese, nel cuore della città, a Villa Ada oppure Villa Pamphili e vuoi accenderti una «bionda»? Vietato.
L’atto emanato da Marino «ordina alla Polizia locale di Roma Capitale di provvedere all’osservanza e all’esecuzione della presente ordinanza». Tanto che i vigili, già stremati dall’epoca delle «mille ordinanze» emanate dalla giunta Alemanno (c’era quella sui lavavetri e artisti di strada, quella sulla prostituzione, quella chiamata anti-bivacco, l’anti-borsoni: e quella sull’anti-rovistaggio nei cassonetti venne ritirata dopo le polemiche...), sono già sul piede di guerra: «Chi firma certi atti — dice Francesco Croce, sindacalista della Uil — non ha capito bene come sono i nostri numeri. Qui più cala l’organico, più aumenta la fantasia di chi amministra...». Boicottaggio, dunque? Non proprio, però di certo non ci sarà la «tolleranza zero»: «Noi — dice il vigile urbano — già pattugliamo le ville. Se incappiamo in situazioni di questo tipo, interveniamo».
Il problema è che, come spesso capita agli atti formali del Campidoglio, anche l’ordinanza antifumo nelle ville è diventata una sorta di «pasticcio». Sia amministrativo che diplomatico. Intanto perché il Comune dice di far riferimento ad una normativa regionale sugli incendi. Ma dalla Regione si affrettano a far sapere: «Noi diamo regole generali. Poi sono i Comuni che emanano le proprie regole».
Da qualche settimana, su ogni argomento, va così. Il Campidoglio annuncia, la Regione «corregge». Tanto per capire quale equilibrio fragile ci sia, spesso sotto traccia, tra le due istituzioni. Ma anche dal Campidoglio arrivano le precisazioni: «L’ordinanza è conforme a quanto previsto dalle normative ed è identica agli anni precedenti. Il divieto di fumo riguarda invece le parti delle ville e dei parchi dove sono presenti sterpaglie o altro materiale combustile». Che, però, a guardare lo stato di abbandono del «verde» capitolino, sono quasi ovunque.
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