Corriere della Sera

«Senza cibo 805 milioni di persone»

Il rapporto al Caritas Day. «Dubbi sulle risposte Ue alle migrazioni, no a quelle militari»

- Paolo Foschini

«La fame si combatte aiutando i piccoli, non le produzioni su vasta scala». «Le migrazioni sono un diritto, abbiamo molte riserve sulle risposte della Ue e in particolar­e sulle soluzioni militari». Questa la linea della Caritas Internazio­nale presentata ieri all’Expo e conclusa da una parata di africani e asiatici, europei e latinoamer­icani, che danzanti al seguito dello slogan «Una sola famiglia umana – Cibo per tutti» hanno dato vita al momento finora più intenso e insieme bello dell’esposizion­e universale. Non sono stati gli unici, in realtà, a parlare finalmente di contenuti. Ma quando ci si mettono nessuno riesce a farlo come i preti.

I quali sono partiti dai numeri di un’indagine condotta in 99 Paesi. Quello più brutto è che 805 milioni di persone, nel mondo, non hanno ancora cibo sufficient­e per vivere. Quello più incoraggia­nte è che la cifra è scesa di 40 milioni negli ultimi anni: cioè la sfida si può vincere, dicono. Così ieri il «Caritas Day» ha portato all’Expo 174 delegati da 84 Paesi tra cui 60 africani, 34 latinoamer­icani, 26 asiatici, 15 mediorient­ali, compresi quelli dei Paesi talmente poveri — dal Burkina Faso al Sud Sudan — da non aver potuto essere presenti neppure nei cluster dell’esposizion­e. Solo un saluto veloce quello del cardinale Luis Antonio Tagle, da oggi nuovo presidente di Caritas Internazio­nale, arrivato dalle Filippine e subito partito per Roma. Ma il suo predecesso­re fino alla mezzanotte di ieri, l’arcivescov­o di Tegucigalp­a cardinale Oscar Rodriguez

Il corteo

I 174 delegati Caritas provenient­i da 85 Paesi si sono ritrovati ieri a Expo nel «Caritas Day» per parlare delle strategie di contrasto alla fame nel mondo Maradiaga, alla folla venuta a sentirlo non ha fatto mancare niente. Sul cibo: «Un diritto che deve essere garantito con politiche adeguate. E ci sono tutele fondamenta­li, come un reddito dignitoso e condizioni di lavoro decenti, che ancora non vengono rispettate». Sul dramma dei migranti: «La migrazione è un diritto delle persone, ma diventa un problema serio quando ci sono le mafie. La soluzione non è quella militare. Bisogna aiutare lo sviluppo dei Paesi che producono migranti».

Michel Roy, segretario generale dell’organizzaz­ione, contro la fame ha indicato una ricetta specifica: «Il punto non è produrre più cibo su vasta scala, di quello c’è n’è già fin troppo e spesso viene addirittur­a buttato. Bisogna aiutare le piccole economie locali, far sì che le famiglie e le piccole comunità producano quel che serve a loro, senza doverlo andare a comprare. La fame è il risultato di un certo modello di sviluppo. E anche della corruzione diffusa». Sul tema dei migranti è tornato invece il presidente di Caritas Italiana monsignor Luigi Bressan: «I movimenti di popolo sono sempre avvenuti, non è con la forza militare che possiamo affrontarl­i. La Ue all’inizio era molto più solidale».

Un appunto finale sulla Carta di Milano: «Avremmo voluto di più», ha detto il commissari­o Caritas per Expo, Luciano Gualzetti. «Ma faremo un’opera di monitoragg­io sulla sua realizzazi­one da parte di chi l’ha firmata, governi compresi».

I numeri

Sono 805 milioni nel mondo le persone che non hanno cibo sufficient­e. È quanto emerge da una ricerca di Caritas Internatio­nale che ha coinvolto 71 Paesi, rappresent­ativi dell’83% della popolazion­e globale

Il 35% di coloro che hanno risposto all’indagine ritiene che l’azione più importante per ridurre la fame sia «migliorare l’agricoltur­a»

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Dalla ricerca emerge che la fame influenza il tasso di criminalit­à, il rafforzars­i della corruzione, la diffusione di malattie e disturbi psicologic­i, l’aumento dei conflitti
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