Corriere della Sera

Petrini: «È un’Expo del commercio Ripartiamo dai giovani contadini»

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massiva cibo di scarso valore nutriziona­le che va alla povera gente. Fanno profitti consumando risorse a manetta».

Su questi temi l’Expo ha adottato la Carta di Milano. Non si è tirata indietro.

«Con l’Expo dedicato al cibo la politica italiana ha avuto una grande opportunit­à per mettersi al centro del mondo. Non ha saputo sfruttarla e non me la posso certo prendere con il manager Sala. Riconosco che il ministro Martina uno sforzo l’ha fatto proprio con la Carta di Milano ma siamo al 5% di quello che si sarebbe dovuto fare».

Lei apprezza la Carta di Milano che viene da un’idea di Barilla. Una multinazio­nale.

«La Barilla non è la Monsanto, è una multinazio­nale relativame­nte piccola e intelligen­te. E la Carta di Milano viene da quattro anni di discussion­i alle quali ho partecipat­o anch’io. Quelle idee però non le vedo nell’Expo. E il testo messo a punto dalla Fondazione Feltrinell­i, il cosiddetto Protocollo, non mi trova d’accordo».

Che cosa manca nel Protocollo dell’Expo?

«La centralità dell’agricoltur­a di piccola scala è sfumata, così come è marginale la difesa della biodiversi­tà. Le sementi, Chi è Carlo Petrini, detto «Carlin», 65 anni, nel 1989 ha fondato Slow Food. Piemontese, «figlio di un’ortolana cattolica e di un ferroviere comunista», negli Anni 70 ha partecipat­o alla nascita di «Il Gambero Rosso» poi, sono un bene comune ma oggi l’80% è in mano a 5 multinazio­nali. Questi concetti democratic­i vanno rafforzati, non abbiamo bisogno di documenti-pappetta. Perché mentre noi facciamo i politicame­nte corretti alla fine ci pensa il Papa. Da quanto so l’enciclica che sta preparando sui temi dell’ambiente sarà dirompente. Di fronte al suo coraggio noi spariremo. Faremo la figura di chi non riesce a vedere oltre il proprio naso. Eppure la difesa del mondo contadino non riguarda solo i Paesi poveri ma anche la ricca Pianura Padana».

Che accade nella Pianura Padana?

«Le stalle chiudono, il latte è pagato 30 cent al litro e ne arriva tantissimo dai paesi dell’est pagato a 20 cent al litro. E dopo le stalle cominciano a chiudere anche i caseifici del Parmigiano. Le derrate non possono avere lo stesso trattament­o di mercato dei manufatti, sono parte di una presenza identitari­a, paesaggio e memoria. Vanno concepite forme di piccolo protezioni­smo a favore della produzione agricola locale».

Lei chiede protezioni­smo ma il governo punta ad aumentare l’export dell’industria alimentare italiana per produrre posti di lavoro.

«La mia posizione è semplice e l’ho detta anche a Oscar: che senso ha esportare a New York l’acqua Lurisia, la trovo una cosa ridicola. Il Barolo sì, quello si può esportare. È una griffe. Ma la farina, i pomodori, l’acqua e il latte li posso comprare direttamen­te dai contadini americani. Il prodotto fresco non deve viaggiare. Poi per carità, giusto esportare ma siamo sicuri che ci sia tanto Parmigiano per tutti? Non sarebbe meglio costruire un racconto di quel formaggio che sappia creare valore ed evitare di svenderlo al prezzo di oggi?».

Ma è una questione di democrazia o di prezzi?

«McDonald’s vende il tramezzino

Slow Food offre solo formaggi? È il miglior messaggio della nostra biodiversi­tà La politica italiana poteva mettersi al centro del mondo, non ci è riuscita

a 1,20 euro, costa poco. Che carne utilizza? Se uso pane ben fatto e carne ben allevata non posso vendere a 1,20 e passo per un ladro. Ma uso carne chianina e vitello piemontese e non vacche stremate da anni di mungitura che poi diventano hamburger».

Slow Food all’Expo però si presenta con un’offerta ridottissi­ma. Si può mangiare solo formaggio per sei mesi.

«È il prodotto che ha più occasioni di dimostrare il nostro messaggio sulla biodiversi­tà. E Slow Food non è un supermerca­to o un ristorante, e in più ci hanno messo in un angolo a 1,8 km dall’ingresso. Gli organizzat­ori mi avevano detto che saremmo stati vicini a un’entrata importante. È vero: ci sono 35 tornelli, ma sono vuoti. E allora io porto pure il caviale ma tu mi devi portare la gente. Se i flussi delle persone si concentran­o solo sul Decumano, il resto dell’esposizion­e va in cancrena».

Ha visto che il premio Nobel Sen ha difeso gli Ogm?

«Tra pochi anni il dibattito sugli Ogm sarà superato, la tecnologia genetica sta facendo grossi passi avanti e questa contrappos­izione finirà. Dia retta a me. E mi aiuti». A far cosa? «A chiamare i milanesi ad ospitare i giovani contadini che verranno all’Expo in ottobre da 170 Paesi del mondo. Non ho i soldi per metterli in hotel e confido nella generosità della città. Sono loro che cambierann­o il mondo e metteranno da parte i black bloc».

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