TRA BARCHE E GREGGI IL SUCCESSO DELLA TV LENTA
Èla rivincita della filmografia iraniana, archetipo del cinema dove non succede nulla e la noia è da applausi. Dunque in tempi di Slow food non dovrebbe stupire il successo della Slow television, quella dove il telespettatore segue ore e ore di avvenimenti senza alcuna notizia (un po’ come nei talk politici nostrani).
Succede infatti che un viaggio di due ore lungo un canale a bordo di una chiatta alla vorticosa velocità di quattro miglia all’ora e trasmesso da un canale della Bbc, ha tenuto avvinti 600 mila spettatori, battendo il record precedente (un video con un tema da blockbuster hollywoodiano: «I suoni della primavera»). Pare non sia un caso isolato. La tv pubblica islandese si è buttata a capofitto sul genere ( format a costo zero, in tempi di crisi aiuta): pochi giorni fa ha mandato in onda 24 ore di nascite di agnelli. Tra paglia e belati, un vero trionfo (non solo per gli ovini). Come quello delle 12 ore di «Legno che brucia», opera della tv pubblica norvegese, non nuova a maratone televisive sul nulla (come una crociera di 130 ore lungo le coste del Paese). La prima reazione alla notizia — se davvero diventasse tendenza — è che ormai abituati a compulsare su qualunque schermo a portata di mano, abbiamo anche gli anticorpi a queste armi di distrazione di massa, a questa dipendenza da app che ci concede attenzione a breve termine e ci forza al multitasking. Oppure non è un anticorpo, ma semplicemente un abbaglio. Si tratta di televisori lasciati accesi per ore, mentre si chatta su smartphone o si naviga su tablet (meglio se contemporaneamente). C’è anche una terza possibilità, la più inquietante e dunque la più plausibile. Incapaci ormai anche di contare le pecore per addormentarci, per farlo abbiamo bisogno di un video che trasmette nascite di agnelli, l’unico modo per passare dal mondo virtuale a quello onirico. Guardandoci bene dal sostare, anche per poco, in quello reale.