La sveglia di Fitch: le banche contino sulle proprie forze
Le banche dell’eurozona dovranno sempre più contare sulle proprie forze, senza fare troppo affidamento in un eventuale sostegno da parte degli Stati. È sulla base di questo nuovo scenario creato dalla progressiva applicazione delle regole Ue come la Vigilanza unica di Bce (single supervision mechanism) e la direttiva sulla risoluzione delle crisi bancarie che ieri l’agenzia di rating Fitch ha abbassato il merito di credito di diversi istituti italiani (insieme con altre banche europee ma anche degli Usa, per le più stringenti regole d’oltreoceano). In Italia in particolare è stato ridotto il rating di quattro istituti sotto la lente del mercato per il prossimo risiko bancario: Mps a «B-» da «BBB», Banco Popolare a «BB» da «BBB», Bper a «BB» da «BB+» e Carige a «B» da «BB». Confermato invece il rating di Bpm a «BB+». Per tutti sono stabili gli outlook. Scrive Fitch che «le iniziative legislative, normative e di policy hanno sostanzialmente ridotto la probabilità di un sostegno sovrano per le banche commerciali della Ue, della Svizzera e degli Stati Uniti». A pesare sui rating in particolare sono stati la debole qualità dell’attivo, i crediti deteriorati e la limitata redditività, sebbene in generale miglioramento. Bpm si salva invece grazie al rafforzamento degli indici patrimoniali e al contenimento dei crediti deteriorati. Il rating è stato confermato a BBB+ pure per Unicredit, mentre è stato tagliato quello della controllata tedesca Hvb (ad «A-» da «A+») con outlook negativo perché «il capitale e il funding diventeranno più fungibili all’interno del gruppo Unicredit in quanto le entità più grandi sono ora soggette alla supervisione diretta della Bce». L’intervento di Fitch arriva mentre Mps si prepara all’aumento di capitale da 3 miliardi. Domani il board della banca senese fisserà le condizioni. Lo sconto atteso dal mercato è attorno al 35-40%, e il titolo si sta mettendo in scia: ieri -1,43% a 10,35 euro.