Corriere della Sera

Del Vecchio, bonus per il compleanno «Ai giovani dico: contate su voi stessi»

Per gli 80 anni il fondatore di Luxottica dona azioni per 9 milioni di euro ai dipendenti

- Maria Silvia Sacchi

Venerdì Leonardo Del Vecchio compirà 80 anni. Per festeggiar­e farà un regalo ai suoi 8 mila dipendenti italiani: donerà loro 140 mila azioni Luxottica, per un valore complessiv­o di 9 milioni di euro. Un modo di riconoscer­e il lavoro di chi, con lui, ha fatto di Luxottica il primo gruppo mondiale degli occhiali da 7,6 miliardi di ricavi nel 2014. «I veri artefici del successo della nostra azienda», ha detto, precisando al mercato (Luxottica è quotata) che sarà la holding di famiglia Delfin a sostenere i costi della scelta.

«In tutte le fasi della mia vita e di quella di Luxottica i miei collaborat­ori hanno fatto la vera differenza — dice l’imprendito­re al Corriere —. Più dei marchi, delle catene di distribuzi­one, dei macchinari di produzione. Le persone, in fabbrica o nei mercati, con la loro passione per il lavoro, l’attaccamen­to all’azienda e la capacità di fare squadra ci hanno permesso di affermarci in tutto il mondo, di resistere nei momenti difficili e di cogliere appieno ogni opportunit­à. Anche ora, quando ho bisogno di affrontare decisioni importanti cerco la necessaria concentraz­ione e la tranquilli­tà ad Agordo, nella vallata dove tutto è iniziato e dove ancora lavorano molti dei miei stotito rici collaborat­ori».

Del Vecchio torna con la memoria a quando era un «ragazzo di bottega» e «di giorno lavoravo e di sera frequentav­o i corsi dell’Accademia di Brera per imparare a disegnare e incidere. Quel periodo e il rapporto con i miei maestri mi hanno lasciato alcuni importanti insegnamen­ti: la disciplina, il metodo e le competenze che mi avrebbero poi consen- di avviare la mia attività».

Del Vecchio fonda Luxottica nel 1961, nel 1971 la svolta, «una decina di modelli ideati e realizzati da me e Luigi Francavill­a (oggi vice presidente di Luxottica) e presentati al Mido. Eravamo timorosi di non riuscire a vendere granché, invece fu un successo inaspettat­o. Tornammo ad Agordo stanchissi­mi e felici e con la consapevol­ezza che il nostro futuro era cambiato per sempre». Ai giovani ricorda l’importanza della fatica e della passione. « Per anni il mio pranzo è stato a base di cavoli bolliti. Il loro odore mi ricorda la grande fatica, i sogni che avevo di fare qualcosa di mio, magari piccolo, ma dove mettere a frutto le mie idee e le mie capacità. Oggi troppi giovani tendono a dare la responsabi­lità della loro condizione ad altri pensando di non essere aiutati abbastanza dal Paese, dai genitori. Io ho sempre pensato di essere un privilegia­to per la passione e per l’enorme voglia di fare. Ero certo che tutto sarebbe dipeso da me e dal mio lavoro».

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