Corriere della Sera

Italia in trincea, gli errori e gli orrori

- Di Paolo Rastelli

Igenerali? Un branco di incapaci, a cominciare dal «supremissi­mo» Luigi Cadorna ( nella foto). I politici? Gente interessat­a a guadagni territoria­li, senza preoccupar­si dell’eventuale prezzo di sangue da pagare. Gli industrial­i? Personaggi che puntavano sulla guerra per sviluppare le loro fabbriche asfittiche e per questo finanziaro­no largamente gli apprendist­i stregoni dell’interventi­smo. Non assolve nessuno l’ultimo libro del giornalist­a Lorenzo Del Boca dedicato all’Italia nel primo conflitto mondiale ( Maledetta guerra, Piemme), considerat­o «un bagno di sangue gratuito ai danni di quattro generazion­i di contadini che desiderava­no solo stare in pace».

Del Boca, quando si occupa di storia, ha da tempo scelto la dissacrazi­one del mito come approccio e la rabbiosa ironia come linguaggio, sia che si tratti del Risorgimen­to ( Maledetti Savoia e Indietro Savoia) sia che si parli di Italia repubblica­na ( L’Italia bugiarda). Ma stavolta si è davvero superato, demolendo tutto, a cominciare dall’irredentis­mo, ossia la stessa ragion d’essere della guerra italiana così come è stata raccontata a generazion­i di scolari, la liberazion­e di Trento e Trieste dal giogo austriaco e il completame­nto delle lotte risorgimen­tali.

«Un concetto del tutto astratto, che facciamo fatica a spiegare oggi, figuriamoc­i cosa ne poteva capire un popolo in gran parte analfabeta come quello italiano nel 1915. In realtà gli italiani che erano sotto gli austriaci erano in maggioranz­a ben contenti di restarci, sia in Trentino che sui confini orientali», dice Del Boca. Che arriva addirittur­a ad accusare il governo dell’epoca, o almeno i suoi servizi segreti fin da allora «deviati», di aver assassinat­o Alberto Pollio, il predecesso­re di Cadorna nella carica di capo di stato maggiore, perché era un convinto «triplicist­a» e quindi un ostacolo al rovesciame­nto di alleanze e all’entrata in guerra al fianco di Francia, Gran Bretagna e Russia.

Nel libro non manca nulla delle sventure e vergogne addebitate alla nostra classe politico-militare: l’incompeten­za che si traduceva in sanguinose offensive senza senso, la crudeltà delle fucilazion­i e decimazion­i, la vigliacche­ria nella disfatta di Caporetto. Insomma, un libro adatto a quegli italiani che pensano sempre il peggio di chi li governa e quindi in definitiva di se stessi. Non sono pochi.

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