MILANO VA IN PRIMO PIANO
L’appuntamento Da venerdì a domenica la «tre giorni» musicale che coinvolge ogni angolo della città, dalle piazze agli appartamenti privati. Ecco i sogni e le ambizioni degli studenti di due istituzioni meneghine che saranno protagoniste CONSERVATORIO E C
Con i suoi 350 appuntamenti in tre giorni è un moto perpetuo e un allegro vivace; per il coinvolgimento di professionisti e amatori, studenti e dilettanti è un evento musicale e sociale; per la varietà delle sedi, scuole e giardini, salotti di case private (il luogo che davvero caratterizza e incarna l’anima della manifestazione) e musei, logge ed ostelli, è un’invasione pacifica ma irresistibile.
Milano Piano City è «l’Expo del pianoforte», ma non è un evento isolato: non nasce dal nulla ma dai luoghi dove lo strumento è diffuso e praticato. Milano ha un Conservatorio che ebbe come allievi Ponchielli e Puccini, Boito e Berio (Verdi fu il grande escluso). Più recentemente qui hanno studiato Bruno Canino e Antonio Ballista, da oltre 50 anni il duo pianistico più famoso d’Italia.
Muti vi arrivò 23enne, Riccardo Chailly e Daniele Gatti si sono diplomati in pianoforte oltre che in direzione d’orchestra. Ed è passato da qui anche Claudio Abbado, cui è stata dedicata la Civica Scuola di Musica, l’altro polo musicale dove studiano o hanno studiato non pochi tra i pianisti, oggi professionisti o dilettanti, che si esibiranno durante Piano City.
«L’interesse verso lo strumento è sempre vivo e diffuso in città: a fronte dei 30 posti disponibili ogni anno le domande sono almeno 130; c’è una selezione, che tiene conto dell’età e della predisposizione: nei nostri corsi entrano bambini anche di 7 anni — conferma Cristina Frosini, responsabile della Scuola di Pianoforte del Conservatorio, di cui è anche vicedirettrice —. Non tutti vogliono diventare concertisti, ma quasi tutti vorrebbero trovare un lavoro in ambito musicale: il pianoforte offre vari sbocchi, dall’insegnamento al maestro accompagnatore dei cantanti». Il percorso ha una divisione marcata: «Una prima fase propedeutica che corrisponde più o meno all’ottavo anno del vecchio ordinamento, che prevedeva dieci anni in tutto con esami al quinto, ottavo e decimo. Poi un triennio che porta al diploma di primo livello cui può seguire un ulteriore biennio». Stesso percorso alla Civica, dove però ci si ferma al triennio professionale.
I due istituti sono sempre più inseriti nel tessuto cittadino: «Portiamo tutto l’anno i nostri studenti ad esibirsi in disparati luoghi della città — spiega Frosini — le richieste crescono sempre più, tanto che non sempre è possibile soddisfarle tutte». «Io suonerò mercoledì al museo della Scala» dettaglia Enrico Di Maggio, che con altri compagni della Civica sarà protagonista di due maratone, una sabato a Villa Simonetta, la sede della scuola, e domenica nel cortile del Museo Archeologico. «Per me la scuola è una seconda casa — spiega il 22enne —. Vengo da Treviso e non ho potuto portare in appartamento il mio pianoforte, ma una tastiera; quindi appena è possibile prenoto un’aula e suono in Civica». L’ambiente? «Per tutti è innanzitutto la casa della musica, si viene per suonare. C’è un po’ di competizione: quando c’è un’audizione per un concerto si sa che non possono essere scelti tutti, e quindi si cerca di essere i migliori; ma non c’è una rivalità accanita: si ride e si scherza, si prende un caffè insieme par- lando di calcio». È una seconda casa anche per Alessandro Viggiano, 23enne milanese che parteciperà ai due momenti con la Sonata D 960 di Schubert: «Abito in un condominio, ho ricevuto lettere di diffida da parte dei vicini, quindi a casa suono la tastiera con le cuffie, ma è un’altra cosa; anch’io, appena c’è un pianoforte libero, vengo a studiare».
Cinque-sei ore al giorno, la speranza è diventare concertista. Vorrà invece insegnare Isa Trotta, che, appena undicenne, è all’ultimo anno del corso propedeutico in Conservatorio: suonerà sabato in via Turro e domenica aprirà con Mozart e Schumann la maratona che sei allievi del Conservatorio animeranno nella Loggia e nella Piazza dei Mercanti: «All’inizio avevo un po’ paura qui, erano quasi tutti molto più grandi di me — confessa Isa —. Sono in prima media e lì l’ambiente è un po’ più vivace, qui c’è la selezione; non so se sia più difficile un esame di pianoforte o un’interrogazione di storia».