Un’invasione di strumenti nella metropoli che cambia
E Hauschka crea un’opera che rievoca l’Expo del 1906
Loca ma autentica: così Omar Sosa, star di Piano City 2014, si congratulava lasciando il palco e la rassegna. La sua affermazione fu il riconoscimento dell’acquisito profilo autonomo e originale del progetto che la nuova edizione, la quarta, sceglie ora come manifesto.
Piano City Milano è infatti ormai diventata grande e ha sviluppato connotati diversi dalla manifestazione berlinese che ispirò in origine il pianista e compositore Ludovico Einaudi. A Milano per tre giorni il pianoforte in tutte le sue sfumature diventa lente privilegiata con cui osservare e raccontare la città. Certo, house concert ed esibizioni nei cortili (più di 80 quest’anno e in spazi nuovi) continuano a essere il cuore pulsante del cartellone. Ma a Milano è la città intera a vestirsi di musica, invasa da suoni e strumenti che percorrono le vie trasformati in biciclette e tandem o scorrono allegramente sui binari a bordo di vecchi tram. Piazze e showroom, scuole, sedi di associazione, librerie e ostelli: tutto dal 22 al 24 maggio diventa ribalta per performance pianistiche di classica e jazz, musica leggera, pop, funky, blues, elettronica.
Ci sono luoghi cittadini ricchi di storia – come la Galleria d’Arte Moderna a Villa Reale, base del Piano Center, la Rotonda di via Besana (epicentro delle attività per i più piccoli), l’elegante sede Edison in foro Bonaparte e il palazzo ottocentesco di Intesa Sanpaolo in via Verdi, la quattrocentesca Villa Scheibler e la medievale Loggia dei Mercanti (che ospita la maratona del Conservatorio «Giuseppe Verdi») — che sono punti tradizionali di riferimento per Piano City. Accanto a questi nel 2015 artisti e spettatori scopriranno location inedite come il Museo Archeologico (aperto ai talenti della Civica Scuola di Musica «Claudio Abbado»), il polo City Life e «Wheatfield», l’opera d’arte ambientale (un campo di grano) dell’americana Agnes Denes tra i grattacieli di Porta Nuova, la nuova Darsena da cui partono i Piano Boat per il giro sui Navigli e l’Edison Open Garden della Triennale — con la maratona degli Istituti di Cultura Nazionali d’Europa.
E poi, naturalmente, Expo: sarà infatti lungo il Decumano (in prossimità di Waterstone by Intesa Sanpaolo) che risuonerà «Piano twelve» con i suoi dodici pianoforti a coda in concerto contemporaneamente, che da un paio d’anni è fra gli eventi di maggior impatto della locandina. L’elenco degli interpreti è come sempre nutrito e accosta appassionati, emergenti e nomi di richiamo come Cesare Picco, Simone Pedroni, Christian Zarate, Andrea Rebaudengo, Emanuele Arciuli, Roberto Cominati, Franco D’Andrea, Gaetano Liguori.
Dopo «Le Piano Africain» di Einaudi che inaugurò lo scorso anno davanti a 25mila persone, Piano City ha deciso di regalarsi ogni edizione un’opera appositamente composta. Nel 2015 l’incarico è andato a un protagonista dell’avanguardia come il tedesco Hauschka che esordisce all’Arena Civica il 22 con «Music for seven key instruments and percussions» per pianoforti, fender rhodes e celesta e uno spettacolo di luci e strutture volumetriche che faranno da contrappunto alla musica.
«La commissione di Piano City è stata una bella sfida — racconta Hauschka —. Il Parco Sempione, magnifica zona campestre nel cuore della città, mi ha dato l’idea di tracciare una linea ideale dall’Arco della Pace fino a Parigi seguendo il tracciato del Traforo del Sempione che nel 1906, alla prima Expo milanese, collegò direttamente le due città».
È un percorso immaginario in tre parti intitolate «Arco della Pace», «Sempione» e «Parigi», che, come conclude il musicista, «lascia spazio alle suggestioni sonore di una musica che, pur non essendo descrittiva, combina il suo stile e sonorità particolari – visto che non uso solo pianoforti acustici — con il senso del viaggio intrecciando strumenti moderni e tradizionali».
I nuovi scenari Entrano a far parte dei luoghi del festival il Museo Archeologico, l’area City Life e il campo di grano fra i grattacieli di Porta Nuova