Ma la notte no: la quiete dopo clacson, musiche e megafoni
da uno dei nostri inviati
La notte non porta consiglio, al Giro, perché il Giro non ha bisogno di consigli. Il villaggio di partenza, montato nel pomeriggio, passata la mezzanotte è un deserto buio dentro cui vegliano i custodi. Nella gigantesca piazza XX Settembre di Civitanova Marche si sente ancora la voce amplificata che si alza da uno dei furgoncini inzeppati di kit con t-shirt rosa, cappellini, braccialetti e i giochi-mano che a quest’ora nessuno comprerà. Anche perché non c’è in giro anima viva. Il venditore che viene dalla Puglia alza le spalle: «Con quel che si spende di gasolio, autostrada, dormire e mangiare, non vale la pena…». Intanto però ha interrotto il lavoro di pescatore a Bari per seguire tutte le tappe con il suo furgone bianco, dove a volte decide di passare la notte per risparmiare. Adesso anche la voce metallica si è spenta e tutto sembra più irreale con questo silenzio assoluto, il cancelletto chiuso dei giardinetti, la saracinesca della gelateria abbassata, il Palazzo comunale Sforza Cesarini sul fondo più monumentale che mai. Tutto chiuso per riposo notturno. Solo un ometto anziano si aggira muto, dall’altra parte della piazza, seduto sulla sua bicicletta a guardare le tende bordò del villaggio come fossero navicelle marziane. Ronfano, nei parcheggi del lungomare, persino le auto colorate della carovana, e per qualche ora finalmente tacciono i clacson, le musichette e i megafoni degli sponsor. Difficile dire se sia più desolante questa quiete o l’effervescenza delle ragazze che da mattina a sera si sporgono dai finestrini, regalando gadget e larghi sorrisi lungo il percorso. Bisogna aspettare le nove del mattino perché qualcosa torni a muoversi, le serrande tornino ad alzarsi, qualcuno torni a parlare. E a pedalare. «È un campione, so’ contento, ma uno come Moser a chi ne capisce di ciclismo te faceva innammora’, un bestione, mamma mia…». Fiorino Cimadamore ha 85 anni, una testa rotonda e pelata e sta parlando di Aru. Ha fatto per tutta la vita il calzolaio qui al paese, con una parentesi a Zurigo, e non ha mai perso una sola edizione del Giro: «È ‘na cosa bellissima». Mano sul manubrio della sua vecchia Bianchi («ringraziando Dio, ci faccio ancora i miei chilometri»), sguardo da sessantenne, non si fa pregare per un pronostico: «Ebbè, non ci sta da farci niente, Contador è forte, ho paura che vince lui. Comungue ci sarà da lotta’». Alle undici, Fiorino è sparito, il chiasso è già al suo massimo, gli sponsor si sono svegliati e tocca alle guardie notturne rintanarsi nel sonno: le Suite Leonardo, Caravaggio, Verdi, Puccini accolgono i vip per rinfreschi, aperitivi e tartine. Negli stand si mangiano biscottini al tonno leccandosi le dita. «Dove si mangia è sempre pieno», dice un marito a una moglie. Folle accalcate per il gratta e vinci che promette ai fortunati un paio di scarpe da 59 euro, un famoso the distribuisce bandierine, un famoso cornetto ha messo in palio una bici, una famosa birra elargisce lattine. Stanotte il villaggio dorme a Forlì
Dal baccano al silenzio Il villaggio di partenza, montato nel pomeriggio, passata la mezzanotte diventa un deserto buio dentro cui vegliano solo i custodi