Corriere della Sera

V alls vara la riforma per decreto contro le proteste dei docenti

- Di Stefano Montefiori

Gli insegnanti francesi scendono in piazza contro la riforma del collège (più o meno la nostra scuola media), e per tutta risposta il governo il giorno dopo pubblica sul Journal officiel il decreto che la rende operativa a partire dal prossimo anno scolastico. Tutte le forze politiche francesi — tranne i socialisti al governo, ovviamente — ieri hanno reagito scandalizz­ate per un atto giudicato prepotente e provocator­io. La numero due dell’Ump (opposizion­e di centrodest­ra), Nathalie Kosciusko-Morizet, ha parlato di «profondo disprezzo» del governo nei confronti del dissenso e dei manifestan­ti, il centrista François Bayrou ha detto che «la pubblicazi­one del decreto, ignorando tutte le promesse di attenzione alle voci contrarie, è un atto di forza», e anche il leader comunista Pierre Laurent si è detto scioccato per la «brutalità del governo». Va detto che le manifestaz­ioni contro la riforma non sono state oceaniche (a Parigi 3.500 persone secondo la prefettura, 7.000 per gli organizzat­ori), e l’adesione allo sciopero degli insegnanti relativa (23% per il ministero, 50% secondo i sindacati). La ministra dell’Educazione Najat Vallud Belkacem, sostenuta con forza dal premier Manuel Valls, aveva deciso di mettere mano al collège perché è da tempo considerat­o il punto debole della scuola pubblica, il luogo dove prendono forma le disuguagli­anze tra allievi di classi e istituti privilegia­ti e gli altri, disparità che poi tendono a riprodursi fino all’università e oltre. Nella sostanza, la riforma abolisce le classi bilingue (francese-tedesco) ritenute «elitarie», toglie peso a latino e greco, stabilisce 3 ore alla settimana di insegnamen­ti interdisci­plinari e affida il 20% dell’orario settimanal­e all’organizzaz­ione autonoma del capo di istituto. «Livellamen­to verso il basso», dice Sarkozy, «eccellenza ma per tutti», insiste Hollande. Quanto al metodo, il varo in corsa della riforma può essere letto come un segno di debolezza, invece che di forza, da parte del governo.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy