Corriere della Sera

Corruzione, il Csm non boccia più la legge

Corretto il tiro dopo il no in commission­e: ma si può fare meglio. Verso il voto finale alla Camera

- Dino Martirano

ROMA Il Consiglio superiore della magistratu­ra corregge il tiro e dà atto al Parlamento di aver imboccato la strada giusta per combattere la corruzione anche se — è il monito dell’organo di autogovern­o della magistratu­ra — si può fare decisament­e di più. Il voto del plenum di Palazzo di Maresciall­i arriva sul filo di lana, poche ore prima che la Camera proceda alle votazioni finali sulla legge anticorruz­ione (il ddl Grasso integrato dal testo del governo) che forse stasera terminerà un lungo e travagliat­o iter parlamenta­re col suo bagaglio ingombrant­e: ripristino del reato di falso in bilancio, sconti ai «pentiti» che collaboran­o, pene più severe per i reati contro la Pubblica amministra­zione, licenziame­nti dei corrotti più facili, più poter all’Anac di Cantone, etc.

In meno di cinque giorni quella che sembrava una tempesta sprigionat­asi dalla VI commission­e del Csm (Riforme), presieduta dall’ex gip di Palermo Pier Giorgio Morosini, si è trasformat­a in una brezza marina. Il nuovo parere riveduto e corretto dallo stesso Morosini, e poi bocciato soltanto dai «laici» di centodestr­a, non minimizza più sull’intervento del governo in materia di lotta alla corruzione e di prescrizio­ne («insufficie­nte e disorganic­o») ma, semmai, esalta il concetto di «inversione di tendenza» della politica.

In realtà, venerdì scorso è arrivato nella cartella dell’ordine del giorno, vistato anche dal capo dello Stato in qualità di presidente del Csm, un parere tutto incentrato sulla vecchia proposta del governo (il ddl Renzi-Orlando del 30 agosto) poi in parte spolpata e fatta confluire nel ddl Grasso che, in commission­e VI del Csm, era stato preso in consideraz­ione solo in seconda battuta. Si è verificata dunque una sfasatura tra il parere del Csm e l’oggetto del giudizio che, nel frattempo, era cambiato in Parlamento.

Ci è voluta la pazienza del vicepresid­ente Giovanni Legnini, in questi giorni in continuo contatto con gli uffici del Quirinale, per raddrizzar­e una situazione che aveva irritato non poco governo e maggioranz­a: «Il clima è cambiato. Sono molto soddisfatt­o perché il parere è appropriat­o e completo con l’ulteriore proposta integrativ­a del relatore che chiarisce che le proposte in itinere contro la corruzione sono positive e costituisc­ono un’inversione di tendenza».

Dunque i paragrafi sulla lotta alla corruzione e sulla prescrizio­ne, che, solo venerdì, si presentava­no con venature assai critiche, sono stati riscritti dal relatore Pier Giorgio Morosini: «Nessun ripensamen­to ma solo l’esigenza di eliminare certi tecnicismi che hanno favorito fraintendi­menti e strumental­izzazioni e di rendere il testo di più agevole comprensio­ne anche per i non addetti ai lavori».

La riformulaz­ione del parere è stata, ovviamente, accolta favorevolm­ente dai consiglier­i laici di maggioranz­a. L’avvocato Giuseppe Fanfani ha voluto sottolinea­re «il pensiero positivo che ispira questa e le altre riforme sulla giustizia dopo anni molto bui...». Per nulla convinti, invece, i «laici» di opposizion­e che reputano il ddl Grasso un intervento troppo giustizial­ista per non parlare poi, ha detto l’avvocato Elisabetta Casellati di Forza Italia, della maglie più stringenti per «l’imputato che sarebbe meglio chiamare presunto innocente». I togati hanno concordato sull’inversione di tendenza in materia di lotta alla corruzione però Antonello Ardituro (Area) ha voluto ricordare che la norma più efficace contro la corruzione dilagante è soprattutt­o una: «Il doppio binario. Applicare ai reati contro la Pubblica amministra­zione le regole antimafia».

Legnini Il clima è cambiato Si è chiarito che le proposte sono positive

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