Le milizie dell’Isis entrano a Palmira I siriani mettono al sicuro le statue
Appello dell’Unesco: stop agli scontri, proteggiamo un patrimonio unico al mondo
Le sculture più i piccole, i frammenti che valgono un tesoro, tutto quello che si possa trasportare. Il governo siriano cerca di mettere al sicuro le meraviglie di Palmira: centinaia di statue — assicura il capo della città archeologica — sono state portate via. Restano gli archi, le colonne, i palazzi dell’antica oasi che fin dai tempi dell’impero romano era porta di passaggio fra l’Oriente e l’Occidente.
Adesso le milizie dello Stato Islamico cercano di sfondare quella porta, perché da lì sono poco più di duecento chilometri d’autostrada verso Damasco. Il regime combatte per proteggere il patrimonio dell’Unesco, un simbolo in tutto il mondo, combatte soprattutto per respingere l’assalto verso la fortezza dove il presidente Bashar Assad resta assediato.
Le truppe del Califfo sarebbero riuscite a conquistare quasi tutta Palmira, oggi chiamata in arabo Tadmur, sono vicine alle rovine. «Bisogna fermarli — dice l’archeologo siriano Maamoun Abdulkarim all’agenzia Reuters —. Il museo e i monumenti sono in pericolo».
La paura è che i fondamentalisti sunniti, come per la cinta muraria dell’antica Ninive in Iraq, distruggano i reperti, le statue che considerano opere profane. L’Unesco chiede una