Corriere della Sera

Le «breadwinne­r» e l’occasione da non perdere

- Di Paola Pica

Già emersa nel rapporto Istat 2014, la tendenza si è rafforzata nei 12 mesi successivi: anche in Italia cresce il numero di donne che mantengono la famiglia, spesso o quasi sempre in presenza di un partner disoccupat­o. I nuclei monoreddit­o femminile sono il 12,9% , con un balzo di quasi tre punti sul 2008, l’anno che segna l’inizio della recessione. Il fenomeno è noto, anche se forse ancora poco indagato, negli Stati Uniti e in larga parte d’Europa, dove crisi e disoccupaz­ione maschile hanno dato una spinta eccezional­e alle «female breadwinne­rs», donne che portano a casa il pane. Certo, il dato muove dalla congiuntur­a drammatica e, a oggi, in Italia, va incrociato con una serie mortifican­te: aumento del disagio dei genitori soli; record di disoccupaz­ione giovanile; numero ancora troppo basso di lavoratric­i rispetto alla media Ue (2,5 milioni di posti in meno). Nell’anno delle quote di genere, nulla è cambiato nelle carriere e anzi si accentuata la disparità retributiv­a tra donne e uomini in posizioni managerial­i. Mentre l’Istat rileva anche la crescita del lavoro part time, soprattutt­o quello «involontar­io», cui sembra fatalmente destinata una sola metà del cielo. Così come quando si parla di lavoratori irregolari si nota come per le donne lo svantaggio resti più elevato.

Resta il fatto che le ragazze sono sempre più istruite e ci sono già oggi almeno 2,4 milioni di signore in grado di assicurare sostentame­nto ad altrettant­e famiglie. Se è vero che l’handicap, per le donne italiane, è prima di tutto culturale, l’avanzata delle «breadwinne­rs» è una novità che non può essere trascurata dal Jobs act e dalle politiche per la conciliazi­one dei tempi di vita e di lavoro. La capofamigl­ia ci costringer­à a conciliarc­i almeno con la distribuzi­one dei ruoli.

paolapica

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