Le 300 specialità esportate in Europa
Il made in Italy nel carrello corre sempre più veloce. Lo ribadiscono i dati resi noti da Lidl Italia ieri a Milano, nel corso di un incontro con «cookinkg show» per parlare di «Italiamo», linea di prodotti che fa conoscere all’estero il meglio della cucina italiana — con l’aiuto di golose settimane a tema — portando specialità tipiche nei supermercati di 26 Paesi. Tomino piemontese, quartirolo lombardo, tigella romagnola: «Quest’anno sono circa 300 i prodotti esportati negli oltre 10mila punti vendita in Europa — ha detto Ignazio Paternò, amministratore delegato Acquisti Lidl Italia —. Un aumento del 54% rispetto al 2014, pari a un valore di 150 milioni di euro». incubo burocratico».
Mostra il carteggio con il parroco di Ancarano, provincia di Teramo, da dove sperava di portare all’Expo la commovente statua di una Madonna con bambino: «Il vescovo era convinto. Ma con il parroco non c’è stato niente da fare. Irremovibile. Finché il responsabile dei beni culturali ecclesiastici mi ha scritto: “Alla luce di quanto riferito il sottoscritto ritiene essere del caso di non addivenire al predetto prestito per motivi pastorali, dal momento che salus animarum suprema lex e che quindi è meglio non rischiare di mettere a repentaglio il rapporto di fiducia tra il parroco e la comunità...”».
Per non dire dei « climabox»: «Mi hanno chiesto non so quanti “climabox”, quelle scatole trasparenti che (dicono loro) proteggono le opere perché sono chiuse e hanno un termometrino che segnala la temperatura. Settemilacinquecento euro per un “climabox” di 70 centimetri per 40. Una mafia. A qualcuno, stremato, ho detto: tenetevi la vostra dannata opera e amen. Ne abbiamo già tantissime!».
Mai vista, giura, una raccolta così di opere d’arte fatte arrivare
Lotto
«La visitazione» di Lorenzo Lotto. Dipinta nel 1531, è conservata nella Pinacoteca civica di Jesi, che l’ha prestata per tutta la durata dell’esposizione
I pezzi più pregiati «Un terzo viene da collezioni private: questa è un’occasione unica per ammirarli»
partire da Giorgio Vasari), e riconoscere in ogni regione caratteristiche proprie e originali».
Ed ecco opere dalla Valle d’Aosta alla Sicilia: «La varietà genetica di alcuni grandi capolavori concepiti da intelligenze, stati d’animo, emozioni che indicano la natura dei luoghi, le terre, le acque, i venti che li hanno generati». Insomma, chiude: «Un Grande Atlante dell’Italia». È convinto infatti, come spiega nell’introduzione, che «anche ad occhi inesperti sarà facile avvertire la diversità di un piemontese da un lombardo, di un veneto da un toscano, di un marchigiano da un pugliese; e mai, come in questa occasione, il confronto apparirà tanto evidente da far riconoscere ogni differenza in un coro che restituisce l’immagine dell’Italia. Un mosaico da cui esce una unità costruita sulla varietà».