Mps, nuovo crollo Sì della Consob all’aumento
La pressione delle vendite in Borsa era messa in conto, forse non la misura. È precipitato a 9,67 euro il titolo Mps alla vigilia del board che nel pomeriggio di oggi dovrà deliberare sull’aumento da 3 miliardi dopo che, ieri, la Consob ha dato il via libera. Con il calo di ieri — uno scivolone del 6,5% — supera l’11% il regresso in tre sedute dopo il raggruppamento delle azioni (1 ogni 20). Un copione visto in tutti gli aumenti diluitivi, con la speculazione attiva per spingere in basso il prezzo.
Dopo il via libera della Bce e dell’authority di Borsa all’operazione, finalizzata a sostenere il patrimonio e rimborsare l’ultima tranche da un miliardo dei Monti bond, manca solo la decisione sul calendario — avvio previsto lunedì 25 — e il prezzo di emissione da parte del board guidato dal ceo Fabrizio Viola e dal presidente Alessandro Profumo, che lascerà Siena ad aumento completato. La giornata di ieri è stata segnata dalle «call» tra Ubs, Citi, Mediobanca e Goldman Sachs, le banche che guidano il consorzio di garanzia. La decisione più delicata riguarda lo sconto sul «terp» — il valore teorico dopo stacco del diritto — con cui verrà fissato il prezzo. Lo scorso anno, in occasione dell’ aumento da 5 miliardi, era stato del 35%. Ora potrebbe essere qualcosa di più. A valle del cda del Monte, entro il weekend, dovrebbe riunirsi la deputazione della Fondazione per decidere il da farsi. Un’ipotesi gettonata è la sottoscrizione parziale sul 2,5% pro-quota con la vendita dei diritti. Nessuna parola sull’orientamento trapela dall’Ente, oggetto di una bonifica alla ricerca di «cimici» contro le possibili fughe di notizie. Ieri Axa ha confermato che seguirà l’aumento per la quota del 3,2% e così dovrebbero fare Fintech (4,5%), Btg Pactual (2%) e Falciai (1,2%).