Corriere della Sera

Pasta e marchi, spinta di Barilla e nuova delusione da Bruxelles

- Di Corinna De Cesare

Pacchi di pasta con una,due, tre bandiere italiane ma prodotti da pastifici polacchi, belgi e lituani. «Nel mondo, su quattro piatti di pasta mangiati, solo uno è italiano» ha spiegato ieri l’Aidepi, l’associazio­ne delle Industrie del dolce e della pasta che sul tema ha annunciato l’avvio di una cabina di regia presieduta dai ministeri delle Politiche agricole e dello Sviluppo economico. «Vorremmo individuar­e una strategia di sviluppo e di identità sui mercati esteri» ha spiegato il presidente Aidepi e vice presidente del gruppo Barilla, Paolo Barilla. Servirà il tavolo di lavoro? A fronte dei rischi di molta teoria (e poca pratica), i partecipan­ti hanno annunciato riunioni operative a metà giugno per giungere a soluzioni entro la fine dell’anno. In attesa, i pochi pastifici italiani rimasti a presidiare il settore: negli anni ‘70 erano 500, oggi ce ne sono 120 con i primi dieci che coprono oltre il 90% del mercato. Compreso quello estero dove arriva ormai il 57% della produzione nazionale. Germania, Francia e Regno Unito i principali paesi di sbocco dove quello che i tecnici chiamano «italian sounding» è diventata un’economia parallela da 54 miliardi. Ieri l’ennesima batosta dall’Ue: niente etichetta di origine obbligator­ia su alcuni prodotti, pasta compresa. Deluso il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina: «Faremo sentire la nostra voce».

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