«Flauto magico» in stile fiabesco con i video in 3D L’
idea di rileggere Il flauto magico mozartiano come un romanzo di formazione in forma drammatica è buona. Soprattutto è plausibile, come lo sono tante altre quando la materia drammatica è così pregna di simbolismo. Il modo di realizzarla al Teatro Comunale di Bologna dal regista Luigi De Angelis e dai videomaker Fanny&Alexander convince meno, perché affida il racconto a un’ampia sequenza di video in 3D più che alla recitazione vera e propria, che resta dunque largamente generica. Una puntuta geometria di quinte colorate e di colorati costumi fa il resto, in un’ottica tra il fiabesco e appunto il simbolico. Ma nemmeno i video — ecco Tamino e Pamina bimbi, le foreste, gli animali e gli oggetti della fiaba, dal flauto al carillon — guidano il timone di questa nave spettacolare che non sembra seguire una rotta ben chiara. Sono nel migliore dei casi un buon corredo.
Molta sostanza c’è invece nella concertazione di Michele Mariotti, che cura pertinenza di stile e passo drammatico in modo tale da produrre un Flauto magico agile ma non isterico, privo di quelle pesantezze e superficialità che sono i frutti, opposti ma entrambi frequenti, di tante cattive esecuzioni. È però fin troppo «italiano» quando asseconda eccessivamente i cantanti, che qui andrebbero piuttosto governati entro gli argini di un ritmo teatrale il più leggero e aereo che si può. Il cast è decisamente ben assemblato. Ha nel Papageno di Nicola Ulivieri il suo massimo punto di forza. Ma anche la Pamina di Maria Grazia Schiavo e la Regina della notte di Christina Poulitsi meritano gli applausi a scena aperta che ricevono.