Corriere della Sera

INTERVENTI E REPLICHE

Serracchia­ni e legge (regionale) sul fine vita

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Sono francament­e sorpreso dalla difesa, operata da Debora Serracchia­ni, di una controvers­a legge regionale sul fine vita giustament­e impugnata dal governo Renzi. Questione delicatiss­ima che merita eccome di essere messa a tema per farne oggetto di adeguata riflession­e e di libero confronto. Ma la sorpresa fa perno su tre ragioni: 1) trattasi di materia genuinamen­te parlamenta­re e sarebbe ora di mettere fine a iniziative improprie, velleitari­e e inutilment­e divisive da parte di regioni ed enti locali, come usa dire, per «indirizzar­e un segnale» (?); 2) non si comprende a quale titolo Serracchia­ni assuma pubblica posizione al riguardo, se come presidente della regione Friuli o come vicesegret­aria del Pd, a ennesima riprova della non opportunit­à di quel doppio ufficio; 3) un comportame­nto in contraddiz­ione con il rispetto del pluralismo culturale che connota statutaria­mente un partito quale il Pd, specie da parte di chi in esso riveste ruoli apicali. La cosa è ancor più sorprenden­te se si considera che Serracchia­ni, che si guadagnò notorietà e protagonis­mo sfidando coraggiosa­mente il vecchio gruppo dirigente, oggi interpreta la parte dell’arcigno guardiano dell’ortodossia di partito, bacchettan­do ogni espression­e di dissenso interno. Tanto più un vicesegret­ario dovrebbe astenersi da iniziative divisive su materie così sensibili, assunte a monte di un confronto nel partito di cui porta responsabi­lità.

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