Matri, bomber di scorta quando lo chiamano sa come essere decisivo
La società tra presente e futuro: a Parigi per Cavani
ROMA Ci sono giocatori che ti porti dietro come la coperta di Linus: sai che ci sono e ti possono tornare utili anche in una serata fresca e imprevedibile, in cui la Juve passa dal grande pericolo di Djordjevic (due pali in un colpo solo) alla gioia per il gol decisivo. Alessandro Matri è l’attaccante che con Allegri si è affermato a Cagliari, gli ha segnato il gol del’1-1 in bianconero nel famoso e avvelenato Milan- Juve ( 1- 1, 25 febbraio 2012), poi lo ha seguito al Milan nell’estate 2013 (appena 15 partite e 1 gol) e da gennaio, tra parecchie perplessità, anche alla Juventus. È lui, a segno pure nella notte di grazia di Firenze che ha dato la svolta al finale di
La Champions I 90 milioni della Champions pronti a essere investiti sul mercato
stagione bianconero, l’uomo copertina della decima Coppa Italia, che a Torino mancava da vent’anni: aveva segnato anche prima del novantesimo, Matri, ma in fuorigioco. Al secondo tentativo l’attaccante che con la Juve aveva vissuto da protagonista l’inizio dell’era Conte (18 gol nei primi due anni in campionato, più 2 in Champions League), ha fatto centro. Interpretando nel modo migliore il nuovo ruolo di bomber di scorta e di fedelissimo di Allegri, che aspetta il suo turno dietro a Llorente e al baby d’oro Morata.
Ma se Matri è il ragazzo immagine della festa che continua, in casa Juve si guarda già al futuro. I milioni della Champions League sono già una novantina che possono diventare cento in caso di vittoria a Berlino contro il Barcellona in finale. E i bianconeri dopo anni di rafforzamento oculato sono pronti a rinnovare la squadra sul mercato.
Ieri sera a Parigi gli emissari della Juventus si sono incontrati con Edinson Cavani e il suo entourage, mentre probabilmente Esultanza I giocatori della Juventus festeggiano Matri dopo il gol del 2-1, quelli della Lazio si disperano: la Coppa Italia torna bianconera dopo 20 anni (Ipp) già lunedì Paulo Dybala effettuerà le visite mediche. Due colpi milionari che superano (o supererebbero, dato che nel caso Cavani il condizionale è d’obbligo) di gran lunga i 21 milioni spesi un anno fa per Morata, l’acquisto più esoso dell’era Agnelli.
«Da quando Agnelli è diventato presidente nel 2010 — spiega l’amministratore delegato, Beppe Marotta — siamo tornati un modello di riferimento per tutti, fatto di grande competenza e di idee. Per quanto riguarda Dybala, ci siamo incontrati più volte con il presidente Zamparini, siamo ai dettagli e aspettiamo di concludere. Cavani, invece, non è un obiettivo reale».
Il mercato bianconero non sarà tutto e subito, perché le trattative sono complesse. Ma è chiaro, come da tradizione bianconera, che non ci sono stelle incedibili. A partire da Pogba, che potrebbe essere il motore dell’affare Cavani, per il quale il Psg chiede molto, tra i 50 e 60 milioni. Passando per Vidal, che piace in Inghilterra. Fino a Carlos Tevez, che è stato pagato poco al Manchester City, una dozzina di milioni, ma ha tuttora l’ingaggio più alto (5.5 milioni netti a stagione).
Se l’Apache non resisterà al richiamo della sua Buenos Aires, la Juve perderà il suo trascinatore, ma potrà investire ancora, stando attenta a non sforare troppo proprio sul monte ingaggi: per questo a Cavani, che a Parigi prende 8 milioni a stagione per lamentarsi del fatto di non giocare punta centrale al posto di Ibrahimovic, sono stati offerti 5,5 milioni (più bonus) spalmati su un contratto di cinque anni. Per Dybala, invece, la Juve spenderà 28 milioni più altri 4-8 milioni legati anche in questo caso a dei bonus: per l’argentino del Palermo l’ingaggio sarà sui 2,2 milioni a stagione, a crescere.
Mentre in attacco si devono valutare anche i costi e i benefici rappresentati da due giovani come Berardi (in comproprietà) e Zaza, a centrocampo piacciono il belga Witsel dello Zenit e il romanista Nainggolan. In difesa è già stato preso Rugani, che, dopo una grande annata con l’Empoli, potrebbe però essere girato in prestito per giocare: anche il futuro a volte non deve avere fretta.