Corriere della Sera

Camion-bomba e unità mobili: così avanza il Califfato

- di Guido Olimpio @guidoolimp­io

Ramadi e Palmira, due teatri diversi. Il doppio successo dell’Isis in Iraq e in Siria nell’arco di una settimana conferma l’abilità bellica e l’inconsiste­nza dei suoi avversari locali. Con l’eccezione dei curdi, gli unici a strappare porzioni consistent­i di territorio ai jihadisti, specie nel nord-est siriano.

L’Isis punta sulla mobilità delle sue unità, che si disperdono e si concentran­o in vista degli attacchi. Questo per ridurre l’impatto dei raid. Quindi i jihadisti impiegano tattiche che, pur con varianti, sono quasi sempre simili. Intanto le manovre diversive, con le quali costringon­o il nemico a spostarsi su falsi target. È avvenuto anche a Ramadi. Quindi arriva la spallata affidata ai veicoli bomba usati in quantità. Per distrugger­e le difese del capoluogo iracheno ne hanno usati una trentina. Tra questi: bulldozer blindati riempiti d’esplosivo, camion corazzati imbottiti di fertilizza­nte e proiettili d’artiglieri­a. Non chili ma tonnellate di «miscela» devastante. Mezzi affidati ai kamikaze. Il Pentagono sostiene che in questo modo hanno spazzato via interi isolati e demoralizz­ato i difensori. Gli Usa stanno inviando mille sistemi anti tank AT4 promessi in aprile: razzi che dovrebbero fermare la corsa dei veicoli bomba. Solo che servivano prima.

Il movimento ha infiltrato combattent­i travestiti da soldati, ha usato i mezzi conquistat­i all’esercito, ha attivato cellule presenti da tempo dietro le linee. Nulla di nuovo. Anche durante la campagna d’estate è ricorso alla quinta colonna che ha colpito in modo preventivo. Molti ufficiali sono stati assassinat­i, altri sono scomparsi. Una guerra psicologic­a logorante su un dispositiv­o già debole. A Ramadi le forze locali non avevano pezzi di ricambio, hanno atteso invano rinforzi, non c’era alcun coordiname­nto.

Dinamismo e determinaz­ione, unita alla capacità dei «colonnelli», hanno permesso a Isis di tenere testa anche a forze superiori in numero. Lo si è visto a Tikrit e Baiji. Così come hanno sfruttato le divisioni etniche — anche a Palmira — per portare dalla propria parte clan tribali e altri gruppi armati. Nell’antica città ha giocato anche il fattore sorpresa: i governativ­i non erano preparati, si sono ritirati. Lasciando, forse, enormi depositi d’armi che alimentera­nno l’arsenale islamista. In questo modo, l’Isis potrà fare scorta e sostituire mezzi che non sarebbe in grado «mantenere» per poi puntare su assi stradali che portano alle più importanti città della Siria e legano questo scacchiere a quello iracheno. Una risposta a quanti hanno ipotizzato che alla lunga l’Isis non sarebbe riuscito ad avere un pieno controllo su un’area estesa. Il Califfo, per ora, è in marcia.

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