Corriere della Sera

La vicenda

- DAL NOSTRO INVIATO Danilo Taino

La Commission­e europea ha proposto un sistema di condivisio­ne obbligator­ia dei richiedent­i asilo tra i Paesi Ue incentrato sul concetto di quote predefinit­e. Il criterio per calcolare la quota di migranti spettante a ogni Paese terrebbe conto della popolazion­e (40%), del Pil (40%), della disoccupaz­ione (10%) e degli sforzi compiuti (10%)

Contrari alla proposta i Paesi dell’Est (in primis Ungheria e Polonia) ma anche Francia e Spagna hanno accolto con riserva il piano e propongono modifiche al criterio di definizion­e delle quote

Il numero di persone che si prevede di spostare dai due Stati che maggiormen­te fronteggia­no gli arrivi di migranti sulle proprie coste (Italia, Grecia, Malta) sarà indicato nel corso della riunione dei commissari europei del 27 maggio. Oggi la forchetta oscilla fra 20 e 50 mila persone che dovrebbero essere distribuit­e fra gli Stati Ue

I 28 Stati membri cercherann­o un accordo nella riunione dei ministri degli Interni di metà giugno. Poi seguirà il voto decisivo sul piano nell’ambito del Consiglio europeo dei 28 capi di Stato e di governo del 25 e 26 giugno

Mentre l’Europa corregge il tiro sull’allargamen­to del suo modello ai Paesi che erano parte della Russia sovietica, ripensa il suo approccio di partenaria­to orientale, Matteo Renzi arriva in Lettonia guardando a Sud, alla battaglia di Roma su una politica di asilo per i rifugiati che sia realmente accettata nella maggior parte delle capitali del Vecchio continente.

Nella cena dei capi di Stato e di governo, insieme alla Merkel e ad Hollande, ieri sera la concentraz­ione era tutta rivolta alla crisi ucraina, agli aiuti allo sviluppo che Bruxelles può ancora promettere a dei Paesi che sono geografica­mente e politicame­nte indecisi se scegliere Mosca o la Ue, ma per Renzi l’occasione di confronto con i colleghi è servita anche a ribadire che per l’Italia in questo momento la questione più urgente è quella dei rifugiati e del piano cha la Commission­e europea ha proposto ai 28 membri dell’Unione.

Negli ultimi giorni il capo del governo si è sfogato più volte con il suo staff, l’indecision­e di Paesi come la Francia rischia di pregiudica­re il progetto di quote definito a Bruxelles, cosa che per Palazzo Chigi sarebbe «inaccettab­ile». Secondo i collaborat­ori del premier, Renzi sarebbe così deciso nel difendere il piano europeo che introduce una politica condivisa per i richiedent­i asilo da essere pronto a minacciare di far «saltare tutto» se a giugno, al Consiglio europeo, i Paesi contrari alle quote dovessero essere più di quelli che una decisione di questo tipo richiede.

Per Renzi quello delle quote è un principio sacrosanto, che fa parte di un pacchetto complessiv­o che comprende tutto quello che la Ue sta facendo contro l’immigrazio­ne clandestin­a. E’ pur vero che una decisione sarà presa a maggioranz­a qualificat­a, che su un tema come l’immigrazio­ne non esiste diritto di veto, ma nel governo

dal nostro inviato

Sulla disoccupaz­ione, i governi occidental­i non sanno che pesci pigliare. La Grande Recessione li ha messi in confusione, le vecchie politiche sembrano funzionare sempre meno. Non che i banchieri centrali la sappiano molto più lunga: fatto sta, però, che la parola è passata quasi fatalmente a loro anche in questo campo. Sono stati i veri protagonis­ti della gestione della crisi e lo sono nel post-crisi, visti bene o male come l’ultima barriera prima della disperazio­ne. Gli unici che riescano a influenzar­e l’economia. E’ per questo che il Forum della Banca centrale europea (Bce) su inflazione e disoccupaz­ione in Europa che si è aperto ieri sera a Sintra, in Portogallo, è tutto meno che un test accademico di grafici e formule matematich­e: è un test politico.

Questo Forum annuale — il secondo, l’anno scorso fu sulla politica monetaria — è stato voluto

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