La vicenda
La Commissione europea ha proposto un sistema di condivisione obbligatoria dei richiedenti asilo tra i Paesi Ue incentrato sul concetto di quote predefinite. Il criterio per calcolare la quota di migranti spettante a ogni Paese terrebbe conto della popolazione (40%), del Pil (40%), della disoccupazione (10%) e degli sforzi compiuti (10%)
Contrari alla proposta i Paesi dell’Est (in primis Ungheria e Polonia) ma anche Francia e Spagna hanno accolto con riserva il piano e propongono modifiche al criterio di definizione delle quote
Il numero di persone che si prevede di spostare dai due Stati che maggiormente fronteggiano gli arrivi di migranti sulle proprie coste (Italia, Grecia, Malta) sarà indicato nel corso della riunione dei commissari europei del 27 maggio. Oggi la forchetta oscilla fra 20 e 50 mila persone che dovrebbero essere distribuite fra gli Stati Ue
I 28 Stati membri cercheranno un accordo nella riunione dei ministri degli Interni di metà giugno. Poi seguirà il voto decisivo sul piano nell’ambito del Consiglio europeo dei 28 capi di Stato e di governo del 25 e 26 giugno
Mentre l’Europa corregge il tiro sull’allargamento del suo modello ai Paesi che erano parte della Russia sovietica, ripensa il suo approccio di partenariato orientale, Matteo Renzi arriva in Lettonia guardando a Sud, alla battaglia di Roma su una politica di asilo per i rifugiati che sia realmente accettata nella maggior parte delle capitali del Vecchio continente.
Nella cena dei capi di Stato e di governo, insieme alla Merkel e ad Hollande, ieri sera la concentrazione era tutta rivolta alla crisi ucraina, agli aiuti allo sviluppo che Bruxelles può ancora promettere a dei Paesi che sono geograficamente e politicamente indecisi se scegliere Mosca o la Ue, ma per Renzi l’occasione di confronto con i colleghi è servita anche a ribadire che per l’Italia in questo momento la questione più urgente è quella dei rifugiati e del piano cha la Commissione europea ha proposto ai 28 membri dell’Unione.
Negli ultimi giorni il capo del governo si è sfogato più volte con il suo staff, l’indecisione di Paesi come la Francia rischia di pregiudicare il progetto di quote definito a Bruxelles, cosa che per Palazzo Chigi sarebbe «inaccettabile». Secondo i collaboratori del premier, Renzi sarebbe così deciso nel difendere il piano europeo che introduce una politica condivisa per i richiedenti asilo da essere pronto a minacciare di far «saltare tutto» se a giugno, al Consiglio europeo, i Paesi contrari alle quote dovessero essere più di quelli che una decisione di questo tipo richiede.
Per Renzi quello delle quote è un principio sacrosanto, che fa parte di un pacchetto complessivo che comprende tutto quello che la Ue sta facendo contro l’immigrazione clandestina. E’ pur vero che una decisione sarà presa a maggioranza qualificata, che su un tema come l’immigrazione non esiste diritto di veto, ma nel governo
dal nostro inviato
Sulla disoccupazione, i governi occidentali non sanno che pesci pigliare. La Grande Recessione li ha messi in confusione, le vecchie politiche sembrano funzionare sempre meno. Non che i banchieri centrali la sappiano molto più lunga: fatto sta, però, che la parola è passata quasi fatalmente a loro anche in questo campo. Sono stati i veri protagonisti della gestione della crisi e lo sono nel post-crisi, visti bene o male come l’ultima barriera prima della disperazione. Gli unici che riescano a influenzare l’economia. E’ per questo che il Forum della Banca centrale europea (Bce) su inflazione e disoccupazione in Europa che si è aperto ieri sera a Sintra, in Portogallo, è tutto meno che un test accademico di grafici e formule matematiche: è un test politico.
Questo Forum annuale — il secondo, l’anno scorso fu sulla politica monetaria — è stato voluto