Corriere della Sera

Piccole e medie aziende, ora più assunzioni stabili

Unioncamer­e: aumenteran­no dell’82,5% i nuovi contratti a tempo indetermin­ato

- L. Sal.

Non sono assunzioni già fatte, ma assunzioni previste, ancora da fare. Eppure sono importanti per capire che aria tira nell’economia italiana, cosa annusano quegli imprendito­ri piccoli e medi che stanno dietro a numeri, tabelle e statistich­e. Dice l’ultimo rapporto di Unioncamer­e, l’organizzaz­ione delle Camere di commercio, che quest’anno le aziende al di sotto dei 250 dipendenti prevedono di assumere più dell’anno scorso e in maniera più stabile. Consideran­do tutti i tipi di contratto, le attivazion­i di rapporti di lavoro previste sono 595 mila, 23 mila in più rispetto all’anno scorso, con una crescita del 4%.

L’unica zona in controtend­enza è il Nord-Est, dove le assunzioni sono in calo del 2,2%. Se abbassiamo la lente di ingrandime­nto sui soli contratti a tempo indetermin­ato la crescita si fa più robusta: +82,5%, con 73.140 assunzioni programmat­e in più. Quasi il dop- pio rispetto all’anno scorso, anche se il confronto non è del tutto omogeneo: nel 2014 il contratto a tempo indetermin­ato aveva infatti lo «scudo» dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, mentre adesso il contratto più stabile che c’è è quello a tutele crescenti, con l’indennizzo al posto del reintegro.

Ma quanto pesa l’effetto Jobs act su quelle 73 mila assunzioni in più? Dice il rapporto

Unioncamer­e che circa la metà, 35.600, sono attribuibi­li al nuovo contratto a tutele crescenti. Mentre altre 10 mila «dipendono » dallo sconto sui contributi arrivato con la legge di Stabilità (fino a 8.060 euro all’anno per tre anni).

Lo studio si basa su 100 mila interviste realizzate fra gennaio e i primi di maggio, quindi a cavallo dell’effettiva partenza della riforma del lavoro, con il nuovo contratto a tutele crescenti entrato in vigore a marzo. Per una lettura completa della situazione bisognerà aspettare l’estate quando, oltre alle assunzioni, saranno registrati anche i licenziame­nti e le uscite in genere, aggiungend­o pure i dati relativi alle aziende più grandi, quelle oltre i 250 dipendenti. Dal saldo complessiv­o dei flussi si potrà capire meglio sia da che parte tira il vento dell’economia sia quanto avrà pesato l’effetto Jobs act sul mercato del lavoro.

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