La sfida alla Lega nel fortino veneto Il leader si gioca «la partita più dura»
Si sapeva che non era trasferta da «vincere e vinceremo» quella di Matteo Renzi ieri al Teatro comunale di Vicenza tra giovani promesse, vecchi militanti, qualche malpancista e una candidata alle Regionali, Alessandra Moretti, costretta contro il governatore leghista uscente, Luca Zaia, a un Gran premio della montagna da far impallidire gli scalatori del Giro (pure loro di passaggio da queste parti). I sondaggi non sono incoraggianti. Ancor meno gli ultimi 20 anni di politica veneta, dominata dalla Lega. E la «variabile Tosi», da potenziale spina nel fianco per Zaia, rischia di trasformarsi in un’idrovora di voti centristi ai danni del Pd. Eppure Renzi, sulla strada per il summit di Riga, un’oretta da dedicare «all’amica Ale» l’ha trovata ( foto). Sapendo di non poter fare miracoli: «Qui la partita più difficile». Consapevole del radicamento del messaggio salviniano: «Non posso escludere che giocare sulla paura, come fa la Lega, possa portare voti». Ma soprattutto intenzionato a farsi perdonare quel pronostico («Vinceremo 6 a 1 alle Regionali») da tutti interpretato come un de profundis per il Pd Veneto. L’ha messa sullo scherzoso il premier: «Siamo un partito di fantasisti: non posso neanche dire che se finisce 6-1 sono contento. Magari poi si perde in Toscana, non so…». E comunque, ha proseguito, «l’amica Ale» continui a mettercela tutta: «La sua partita l’ha vinta quando, diversamente da altri, ha deciso di dimettersi da europarlamentare: ditelo ai Toti, ai Salvini e ai Pastorino». Chissà se basterà all’ adrenalinica Moretti, che non ha trascurato nemmeno uno dei 576 Comuni veneti (complimenti), ma il cui senso delle proporzioni ogni tanto vacilla («Se riparte il Veneto, riparte anche l’Europa»). Renzi ci ha messo il suo. Bordate sulla Lega: «Abbiamo fatto più cose noi in un anno che loro in 20». Su Salvini: «Regalategli una felpa con la scritta “Strasburgo”: si è dimenticato di essere europarlamentare». E sui «gufi» di casa pd: «C’è chi sogna che il voto vada male». Poi a pranzo da Renzo Rosso, patron Diesel. Ma «Ale» non si preoccupi. In suo soccorso è in arrivo lunedì una mini valanga rosa: Boschi, Mogherini, Serracchiani, Madia.