Truffa sui rimborsi, Bossi e Belsito a processo
Inizierà il 23 settembre davanti al Tribunale di Genova il processo a Umberto Bossi e all’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito. Insieme a loro andranno alla sbarra tre componenti del comitato di controllo del Carroccio (che ben poco avrebbero controllato) e due imprenditori. L’accusa per l’ex segretario leghista e per Belsito è di riciclaggio e truffa ai danni dello Stato: al centro dell’indagine che manda ora a giudizio l’ex leader lumbard ci sono 40 milioni di euro di rimborsi elettorali che il partito aveva nelle sue disponibilità e che Bossi e famiglia avrebbero usato per scopi personali e spese extralusso. Nella richiesta di rinvio a giudizio accolta dal giudice delle indagini preliminari Massimo Cusatti si legge infatti che Bossi, Belsito e gli altri esponenti leghisti avrebbero agito «in concorso con artifici e raggiri traendo in inganno i revisori pubblici nominati dai presidenti di Camera e Senato deputati al controllo della regolarità del rendiconto e traendo in inganno gli stessi presidenti, che disponevano la liquidazione dei rimborsi, ottenevano la somma di circa 40 milioni di euro». Il reato di riciclaggio è riferito agli investimenti in Tanzania dell’ingegnoso ex tesoriere e a un sistema di «scatole cinesi» in cui i soldi giravano su banche cipriote e altre società estere. Belsito dovrà rispondere anche di appropriazione indebita: nel valzer dei trasferimenti si sarebbe impossessato di quasi 6 milioni di euro. Nel frattempo, dopo l’esplosione dello scandalo, Belsito è diventato proprietario di una storica gelateria genovese.