La vicenda
sia sul pianerottolo della scala antincendio (accessibile da una porta) non sono state trovate altre tracce. Possibile che il ragazzo sia salito sul davanzale per defecare senza lasciare residui organici vicino alla finestra? Per gli investigatori è piuttosto improbabile, anche se non del tutto da escludere. Il sospetto è che il ragazzo non fosse da solo.
A Domenico era stata assegnata la camera 516, che si trova nella parte opposta rispetto alla finestra della caduta. Ma aveva dormito nella 533 (a pochi metri da quella finestra) dove sono state sequestrate bottiglie di alcolici. Gli studenti della Quinta E, nonostante l’invito dei professori, nonostante il monito del sacerdote che ha celebrato i funerali, evidentemente insistono a coprirsi l’uno l’altro. Sempre ai funerali nella chiesa di Altichiero, il quartiere della villetta dei Maurantonio, Bruno, il papà di Domenico, aveva chiesto a tutti di rispondere alla propria coscienza. E di raccontare quel che rimane segreto. La classe, come il prestigioso liceo, sembra aver dimenticato la morte del ragazzo e i misteri che la circondano. La madre di Domenico, Antonia, insegnante in un altro liceo scientifico, dice che dall’Ippolito Nievo, istituto che raccoglie i rampolli delle famiglie potenti di Padova (investigatori, avvocati, imprenditori, politici) nessuno s’è più fatto sentire, nessuno ha più chiamato. Spariti. Come se il caso fosse già archiviato.
La chat
In un messaggio su WhatsApp il 12 maggio, un anonimo, forse dipendente dell’albergo, descrive la caduta di Maurantonio, avvenuta, dice, dopo che gli studenti si erano «ubriacati da fare schifo». In realtà gli inquirenti ritengono quel messaggio poco attendibile e frutto di notizie apprese dai giornali