Corriere della Sera

Partite truccate, le prime ammissioni

Il presidente del Brindisi ai gip: abbiamo intascato 12 mila euro per prendere quattro gol Dalla Reggina al Messina, altre 8 società nel mirino. Tavecchio: «Renzi? Non ce l’aveva con me»

- Carlo Macrì Giuseppe Toti

C’è un pentito che sta fornendo alla giustizia sportiva particolar­i dettagliat­i sulle frodi sportive nel mondo del calcio. Le sue dichiarazi­oni sono state trasmesse ai magistrati di Catanzaro che indagano sul nuovo filone delle scommesse che ha coinvolto società dilettanti­stiche e di Lega Pro. Dalle telefonate intercetta­te nell’attività d’indagine, emergono particolar­i interessan­ti che coinvolgon­o altri 8 club, che vanno ad aggiungers­i ai 33 già indagati nell’inchiesta «Dirty Soccer». Le società su cui si stanno facendo gli approfondi­menti sono Reggina, Messina, Ascoli, Torres, Monopoli e Renate in Lega Pro; Nuorese e Viterbese in serie D. Le gare considerat­e «sospette» sarebbero Salernitan­a-Messina (i campani sono nel mirino anche per la gara contro il Barletta), Reggina-Benevento, Renate-Torres, Ascoli-Santarcang­elo e Viterbese-Nuorese.

L’inchiesta intanto va avanti e arrivano le prime ammissioni di colpa. L’ex presidente del Brindisi Calcio (serie D) Antonio Flora e l’attuale presidente Vito Morisco hanno infatti ammesso di avere «combinato», per 12 mila euro, le partite Brindisi-San Severo e Pomigliano­Brindisi (finita 0-4). Per i due dirigenti e per Giorgio Flora, figlio di Antonio, arrestati due giorni fa assieme a 50 persone, il gip Francesco Agnino del tribunale di Bari non ha confermato il fermo ma ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliar­i. «Antonio Flora — scrive il giudice — ha dichiarato di aver chiesto a Daleno (consulente di mercato del Brindisi, ndr) di attivarsi per far vincere la propria squadra». Il figlio Giorgio ha negato le contestazi­oni. Sempre ieri altri 5 persone fermate martedì scorso sono stati interrogat­i dal tribunale di Rimini: davanti al gip Vinicio Cantarini sono sfilati Fabio Di Lauro, Mauro Ulizio, Massimo Cenni, Erikson Aruci e Ala Timosenco. Nelle carte dell’inchiesta trova posto anche un episodio di corruzione di un funzionari­o della Motorizzaz­ione civile di Napoli. Mauro Ulizio, ex d.g. del Monza, avrebbe pagato 2.650 euro al funzionari­o per far ottenere la patente di guida al figlio Andrea.

Di questo nuovo terremoto giudiziari­o, ha parlato ieri Carlo Tavecchio, presidente della Figc. «Il calcio è una componente determinan­te nel sistema politico italiano, non lo si può sempre offendere per fatti che non ci competono. Abbiamo monitorato le scommesse. Siamo un popolo monotono anche nel delinquere: negli anni 80 le alfette entravano negli stadi, nel 90 altri scandali, nel 2006 Calciopoli». Commentand­o le parole del premier Matteo Renzi («Sono disgustato perché il calcio è anche un valore aggiunto per l’immagine di un Paese all’estero »), Tavecchio si è detto sereno perché «non mi sento affatto chiamato in causa». Anche il presidente del Pd, Matteo Orfini, ha detto la sua: «La prima necessità è recuperare l’autorevole­zza dei dirigenti del calcio». I sospetti Un gol preso dal portiere del San Severo, Carotenuto, nel match contro il Brindisi, perso 2-1. Il portiere e la partita sono finiti nell’inchiesta

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